Lucca, intasca oltre 1 milione di euro. Nei guai commercialista curatore fallimentare

L'indagato è stato sospeso dalle attività. Prima del sequestro aveva trasferito le risorse finanziarie e partecipazioni societarie alla moglie e al figlio

Guardia di Finanza (foto Ansa)

Guardia di Finanza (foto Ansa)

Lucca, 27 gennaio 2023 – È indagato per peculato il curatore fallimentare di una nota Spa di Altopascio che nei tempi di maggior splendore fatturava oltre trenta milioni di euro, dando lavoro a trecento persone. I conti non tornavano, è stata sporta denuncia, sono partite le indagini e così è stato scoperto che il commercialista, tra l'altro ex curatore fallimentare della "Conte of Florence" poi revocato dal Tribunale, si era appropriato di oltre un milione di euro. Nei confronti del professionista è stato emesso un sequestro pari alla somma sottratta e ovviamente è stata sospesa l’attività di curatela. Il commercialista era stato rimosso dal tribunale di Lucca per non aver, tra l’altro, rendicontato la gestione dell’esercizio provvisorio. Il nuovo curatore fallimentare della spa, che aveva preso il suo posto, notando irregolarità aveva sporto denuncia e così i finanziari hanno potuto appurare che, nell’arco temporale di tre anni, l’ex curatore fallimentare, con oltre 70 operazioni, si era appropriato indebitamente, a titolo di acconto compensi e fondo spese, di quasi 1,2 milioni di euro. Si configurava così il reato di peculato. Il quadro emerso, su richiesta del pm, ha indotto il gip ad emettere un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni nella disponibilità del professionista indagato fino alla somma di 1 milione e 176 mila euro, pari al profitto del reato. I finanzieri del Comando Provinciale di Lucca hanno dato dunque esecuzione alla misura cautelare personale della sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio di curatore, commissario giudiziale e commissario liquidatore in qualsiasi procedura di fallimento e concordato preventivo e liquidazione coatta amministrativa, nei confronti del commercialista che aveva sede operativa in Lucca. Il provvedimento restrittivo emesso dal gip presso il Tribunale di Lucca, che ha accolto le richieste formulate dal pm titolare delle indagini, trae origine dalle meticolose indagini svolte dagli specialisti del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Lucca. Nel corso dell’esecuzione della misura però, le fiamme gialle hanno accertato che l’indagato si era spogliato di tutti i beni a lui riconducibili, attraverso opere di dissimulazione, di cui è stato dato ampiamente conto all’autorità giudiziaria. Le indagini, infatti, hanno appurato che, prima dell’emissione del provvedimento di sequestro, l’ex curatore aveva trasferito le risorse finanziarie e partecipazioni societarie alla moglie e al figlio. Alla luce degli ulteriori elementi raccolti, sempre su richiesta del pm, il gip ha ora emesso una misura cautelare personale della sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio di curatore, commissario giudiziale e commissario liquidatore in qualsiasi procedura di fallimento, e ha concordato preventivo e liquidazione coatta amministrativa, eseguita in questi giorni dagli operanti del Nucleo. Nel provvedimento cautelare il giudice dà atto che le investigazioni svolte hanno fatto emergere come il professionista, non appena avuta notizia di essere stato indagato per il delitto di peculato, si è spogliato della titolarità di alcuni beni, come pure ha provveduto ad intestare a terzi beni immobili, non risultando al momento del sequestro titolare di alcun bene immobile e mobile, e residuando sui suoi conti correnti somme irrisorie di denaro, pur avendo transitato sugli stessi svariati milioni di euro di compensi per l’ordinaria attività professionale. L’operazione rappresenta un’ulteriore testimonianza del costante impegno del Corpo, in stretta sinergia con la Procura della Repubblica locale, quale presidio della legalità economico-finanziaria nel territorio lucchese. La Procura precisa che le ipotesi investigative delineate in precedenza sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte ad indagini e che la responsabilità dell’indagato sarà definitivamente accertata solo dove intervenga la sentenza irrevocabile di condanna.