
Michela Berti
Livorno, 17 ottobre 2015 - SESSUALITÀ nelle scuole elementari, argomento scottante. Quando poi a parlarne ai ragazzini sono gay e trans, la cosa si complica ancora di più. La difficoltà di affrontare in maniera equilibrata, e soprattutto senza forzature, un argomento così sensibile come il «gender» è emersa proprio a Livorno, la città multiculturale. Qui il Comune, amministrato dai grillini, ha dato l’ok ad un progetto di formazione che prevede appunto l’inserimento di gay e trans in cattedra per raccontare agli studenti il loro rapporto con la sessualità. Il progetto ha innescato forti reazioni da parte di chi, come il presidente islamico della comunità senegalese Mbaye Diop, ha minacciato di denunciare la scuola frequentata dai sui figli se, appunto, sarà scelto questo progetto educativo. Ha fatto discutere, però, anche la leggerezza con la quale la vicesindaco grillina Stella Sorgente ha bollato come «anacronistiche» le famiglie tradizionali. Dunque la partita sull’educazione sessuale dei bambini è ancora tutta da giocare. Ma difficilmente si potrà aprire un dibattito su tali argomenti quando gli adulti si fanno la guerra sulle unioni di fatto e sui matrimoni gay. Comprensibile chi pensa che certi argomenti dovrebbero essere affrontati da persone competenti anche nelle scuole; comprensibile però chi teme la distorsione di particolari messaggi se non correttamente veicolati, un po’ come avviene nel mondo «dei grandi». Dunque prudenza nel confrontarsi su tali dinamiche, soprattutto quando coinvolgono i bambini. E il buon senso credo debba prevalere a prescindere dall’insegnante, quando gli argomenti sono così «forti» come appunto la sessualità. E’ pericoloso imporre progetti alle famiglie che, anzi, dovrebbero essere libere nella scelta dell’educazione dei propri figli. Si otterrebbe l’effetto contrario e a farne le spese sarebbero solo i nostri bambini.