Civitella, Nia torna dalla Svezia a 94 anni: “Voglio esserci con Mattarella. Non dimenticare è un dovere”

I genitori vennero portati a Monte San Savino e fucilati con l’accusa di essere spie. Mamma Helga spiegò al comando che a Civitella erano estranei alle violenze del dopolavoro

Civitella Val di Chiana (Arezzo), 25 aprile 2024 – “Mi è rimasto impresso tutto quello che accadde in quei giorni, me lo porto dentro. Fa male ripensare a quei giorni, però credo sia importante e giusto ricordare quello che è successo a Civitella". La voce è squillante, e chiunque farebbe fatica a credere che all’altro capo del telefono c’è una signora di 94 anni, Nia Cau, superstite della strage di Civitella, testimone degli orrori della guerra. Questa mattina ci sarà anche lei nella piazza che porta il nome di don Alcide Lazzeri, il parroco che offrì la propria vita ai nazifascisti pur di salvare quella degli abitanti del piccolo borgo della Valdichiana quel 29 giugno del 1944.

Nia Cau (nel riquadro), superstite della strage di Civitella
Nia Cau (nel riquadro), superstite della strage di Civitella

La storia di Nia è quella di una 14enne all’epoca della guerra, sfollata da Firenze a Civitella, più precisamente in Gebbia, insieme al padre e alla madre. Lui, Giovanni Cau, era un insegnante di scienze naturali agli Scolopi di Firenze ed autore di testi scolastici. Lei, Helga Elmqvist, svedese, era traduttrice di favole nordiche e illustratrice, ma soprattutto conosceva sette lingue. Proprio questa conoscenza delle lingue non passò inosservata ai nazisti che la chiamarono spesso come interprete nel vicino comando di Monte San Savino.

Helga svolse questo ruolo per il quale all’inizio venne ritenuta dai partigiani una spia dei tedeschi. Solo dopo averla interrogata ne appurarono l’onestà, rilasciandola, ma il fatto che Helga fosse stata vista da alcuni nazisti insieme ai partigiani ne causò la morte non prima però di essersi impegnata nello spiegare al comando tedesco che gli abitanti di Civitella erano completamente estranei alla lotta nel dopolavoro della frazione, quella in cui il 18 giugno del 1944 persero la vita due soldati, uno venne gravemente ferito (morirà in seguito) mentre uno riuscì a scappare.

Quel 29 giugno infatti i nazifascisti – mentre altri militari compivano la strage a Civitella e San Pancrazio – arrivarono in Gebbia, un piccolo centro abitato tra i boschi, e arrestarono i coniugi Cau. I genitori di Nia vennero portati a Monte San Savino e, ritenuti spie, vennero fucilati, e i loro corpi occultati in una fornace per poi essere ritrovati solo alcuni mesi dopo.

Nia insieme alla nonna, al fratello e alla sorella dopo gli orrori della guerra lasciò l’Italia, e lei da anni risiede in Svezia dove ancora oggi insegna anche alla Folkuniversitetet di Göteborg, occupandosi di arte e in particolar modo di cultura italiana.

Su internet digitando il suo nome ecco un elenco di corsi che hanno avuto spesso come argomento principale proprio l’Italia e in particolar modo Firenze. Un legame con il Bel Paese che non è mai venuto nonostante quelle atrocità vissute a soli 14 anni.

“L’ultima volta che sono stata in Italia – racconta – è stata lo scorso ottobre. In quella occasione ero con mia figlia e siamo passate da Civitella e Gebbia. Non posso dimenticare quegli anni e come le ho detto fa male ricordare, però è giusto farlo. Per essere a Civitella il 25 aprile mi metterò in viaggio, raggiungerò mio nipote, il figlio di mio fratello che è scomparso da 20 anni, e poi arriverò ad Arezzo. Credo sia importante esserci in questa occasione, con la visita del presidente e poi rivedrò alcuni volti amici anche se siamo rimasti in pochi di quel periodo".

Tra l’altro oltre la visita di Mattarella e l’arrivo dalla Svezia della signora Cau coincidono anche con un’altra celebrazione che nel pomeriggio si terrà nella vicina Monte San Savino, nel paese dove persero la vita i genitori di Nia. Su iniziativa dell’amministrazione comunale, un’area verde situata a ridosso della scuola elementare del paese, sarà intitolata Giardino del ricordo. In memoria di tutte le vittime della Seconda guerra Mondiale il Comune ha deciso di installare dei cippi che riportano i nomi di chi perse la vita nei conflitti ma anche di chi fu vittima della ferocia nazifascista. Tra quei nomi ci sono anche quelli di Luigi Cau ed Helga Elmqvist.

“Quando ho saputo che la figlia dei coniugi Cau sarebbe tornata in Italia per il 25 aprile – racconta il sindaco di Monte San Savino, Gianni Bennati – ho cercato di prendere contatti. Non sapevamo del suo arrivo e ovviamente sarebbe un onore averla come nostra ospite nel corso della cerimonia dove vogliamo ricordare quanti persero la vita a causa dell’odio".