Chernobyl, 33 anni fa: l'incubo nube, il sostegno della Toscana ai bambini bielorussi

Migliaia i giovanissimi che negli anni hanno passato periodi in Italia per depurare il fisico dalle sostanze radioattive

Firenze, 26 aprile 2019 - Era il 26 aprile di trentatre anni fa e sembra ieri. Molti ricordano che era un sabato come un altro, una giornata da trascorrere fuori, all'aria aperta. La sera arrivarono sulle tv le prime testimonianze dell'esplosione nella centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina.

Quello che sembrava un banale incidente divenne un'ecatombe: nelle prime ore molti operai e soccorritori si auto-condannarono a morte, lavorando sullo scenario del dramma e morendo in seguito per le radiazioni assorbite. Migliaia di persone morirono nei mesi successivi per gli effetti delle radiazioni stesse.

Un incidente che ancora oggi è negli occhi e nei ricordi di chi lo visse indirettamente in Italia. Dove la nuvola radioattiva arrivò realmente, sospinta dai venti. Con i relativi divieti: come quello della raccolta di ortaggi ad esempio. I mesi passarono. Ucraina e Bielorussia in particolare furono particolarmente segnate. Un'intera città, Prypiat, in Ucraina, venne evacuata dopo l'esplosione ed è oggi tragicamente celebre come città-fantasma. 

Come sempre accade in questi casi, l'Italia e la Toscana in particolare fecero la parte del leone negli aiuti alla popolazione. In particolare con un sostegno reale ai bambini dei Paesi contaminati, non ultimo quello della Bielorussia, all'epoca dell'esplosione soltanto una regione all'interno dell'Urss. 

Quelli che si salvarono, che non morirono di forme aggressive di cancro, sono stati ospitati in Italia. Un mese di aria salubre per un bambino proveniente da un'area contaminata è un mese importantissimo per il fisico, che può in parole povere "depurarsi". 

Migliaia di giovanissime e giovanissimi sono arrivati negli anni in Toscana grazie all'iniziative di Anpas e Legambiente, solo per citare due delle tante associazioni che si sono prodigate. Una delle più conosciute è "Yra", con sede a Lucca, dal diminutivo della prima bambina ospitata, Irina. Oltre duemila i bambini che sono stati ospitati solo grazie a questa associazione negli anni. 

Oggi l'ex centrale di Chernobyl è contenuta in un sarcofago fatto di acciaio e cemento, sarcofago che dovrebbe riuscire a contenere le radiazioni per i prossimi cento anni.