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Caso Yara, confermato l'ergastolo a Bossetti / SONDAGGIO

Lunghissima camera di consiglio, poi la sentenza che ricalca quella del primo grado. L'ultima difesa del muratore: "Poteva essere mia figlia"

Massimo Bossetti

Brescia, 18 luglio 20178 - Massimo Bossetti voleva uscire "a testa alta" dal processo d'appello per l'omicidio di Yara Gambirasio. Dopo oltre 15 ore di camera di consiglio i giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia hanno deciso che non doveva essere così: nessuna perizia sul Dna e conferma della condanna all'ergastolo per il muratore di Mapello per l'omicidio di Yara Gambirasio. Per uno dei suoi legali, Claudio Salvagni, pronto a ricorrere in Cassazione, "siamo di fronte a un clamoroso errore giudiziazio, oggi si è assistito a una sconfitta del diritto".

 

Mentre Bossetti dopo la sentenza ha pianto, così come la moglie, Marita Comi e sua madre Ester Arzuffi. Al contrario, "giustizia è fatta!" ha commentato uno dei legali di parte civile, Enrico Pelillo, che ha informato i genitori della tredicenne. La famiglia Gambirasio, sobria come dall'inizio di questa tragica vicenda, si è limitata a ringraziarlo senza aggiungere altro.

La sua estrema difesa il muratore di Mapello, in carcere da tre anni, l'ha affidata a delle dichiarazioni spontanee scritte su fogli che ha estratto da una carpetta rossa e che ha usato per chiedere alla Corte di riparare "al più grande errore giudiziario di tutta la storia". "C'era necessità di scomodare un immenso esercito e umiliarmi davanti ai miei figli e al mondo intero?" ha detto in modo accorato riferendosi al suo arresto, il 14 giugno del 2014 nel cantiere in cui lavorava a Dalmine. "Perché? Perché? Perché?" ha ripetuto il muratore. E girandosi verso il pubblico in aula per poi tornare ai giudici ha aggiunto: "Io non sono un assassino, mettetevelo in testa. Quel Dna non è mio".