Falò delle bollette in piazza, Mencaroni: "In Umbria rischiano di chiudere 3.500 aziende"

L'iniziativa della Confcommercio in 13 città della regione contro il caro-energia. "Imprenditori in ginocchio"

Falò delle bollette contro l'aumento delle tariffe energia (Foto Crocchioni)

Falò delle bollette contro l'aumento delle tariffe energia (Foto Crocchioni)

Perugia, 5 settembre 2022 -  Ristoratori, macellai, albergatori, parrucchieri, panettieri, manager del catering  e negozianti: eccoli riuniti in piazza, bollette della luce alla mano, pronti a dargli fuoco. Protesta plateale e simbolica per dire  stop agli aumenti vertiginosi del costo del gas e dell'energia elettrica. Questa mattina anche in 13 città umbre - Perugia, Terni, Assisi, Bastia, Castiglione del Lago, Città di castello, Foligno, Gubbio, Gualdo, Marsciano, Norcia, Spoleto e Umbertide - Confcommercio ha riunito le categoria per dare voce all'iniziativa "Non spegnete l'Italia, non spegnete il futuro".

Il presidente  dell'organizzazione di via dell'Acacia ha spiegato il perché di una protesta così eclatante: "Se andiamo avanti di questo passo - avverte Giorgio Mencaroni - qui in Umbria rischiano di chiudere 3.500 aziende, polverizzando 10-11mila posti di lavoro". Gli esempi delle impennate che stanno mettendo in ginocchio gli imprenditori non mancano. Quasi 22mila euro in più rispetto alla stessa bolletta luce-energia relativa al giugno 2021 (30milta contro 8mila): è il conto del caro-energia che è stato fornito ad un imprenditore che gestisce un campeggio del Trasimeno. "Un aumento devastante che, da solo, - dice - ha bruciato tutti i guadagni di una stagione pur ricca di turisti, come non mai negli ultimi 5 anni. E all'appello mancano ancora tasse locali e nazionali, dipendenti da pagare e altro ancora". Un ristorante perugino, socio di Confcommercio, ha portato le bollette arrivate a fine agosto con i seguenti rincari: da 7.800 euro della bolletta di luglio 2021 è passato a 18.681 euro dello stesso mese di quest’anno. In provincia non va meglio: panettieri con bollette triplicate, pizzerie e ristoranti che hanno deciso di aprire solo dal venerdì alla domenica perché non possono sostenere le spese.  Lo stesso Romano Cardinali, presidente della Fipe Confcommercio (la sigla che rappresenta i pubblici esercizi) ci mette la faccia:  "Ecco la mia bolletta. Da un anno all'altro è lievitata da 7.800  euro a 18.681. Che faccio?!".  

Le richieste per salvare il salvabile: "Mettere un tetto al prezzo del gas, attivare ristori e intervenire con politiche mirate per il settore della ceramica - insiste Mencaroni - Qui si sono perse tutte le speranze, gli imprenditori sono angosciati, temono per il futuro delle proprie aziende e per quello dei rispettivi dipendenti”.

La protesta prevede anche lo spegnimento di luci e insegne delle imprese durante le ore notturne dalle 20 di oggi a venerdì 9. E c'è già chi lo ha fatto. Un esempio per tutti, i titolari del salone di acconciature maschili Girolamo Bianconi e Fausto Betti.  Una volta i neon della loro vetrina illuminava Piazza Danti  tutta la notte. Ora non più.

Silvia Angelici