
Firenze, 6 agosto 2021 - La mancata applicazione dell’holter al cuore del capitano viola Davide Astori, dopo le anomalie emerse dura nte le prove da sforzo, impedì "in radice ogni ulteriore accertamento". Lo scrive il giudice Antonio Pezzuti, nelle motivazioni della sentenza che il 3 maggio scorso ha condannato a un anno, oltre al pagamento di provvisionali per oltre un milione di euro ai familiari, il medico Giorgio Galanti, 73 anni, pratese, ex direttore della medicina sportiva di Careggi. "Gli elettrocardiogrammi tipo Holter che il professor Galanti non ha fatto fare sarebbero stati due e non uno solo - argomenta ancora il giudice -: egli infatti avrebbe dovuto ordinare tale accertamento già all’esito dell’esame del 2016 e poi, qualora esso avesse dato esito negativo, avrebbe dovuto ripeterlo all’esito dell’esame del 2017; è evidente quindi che la possibilità di identificare ’’eventi maggiori’’ si sarebbe raddoppiata". Le due visite. "E’ pacifico", scrive ancora il giudice, "che dai tracciati elettrocardiografici registrati durante le prove da sforzo annuali emerge una ripetuta documentazione di extrasistolia ventricolare". La presenza di tale campanello d’allarme, era un "qualcosa che doveva far riflettere", e non poteva "essere liquidata come normale, fisiologica o di non rilevanza clinica, come effettuato nel caso in esame da Giorgio Galanti, senza aver eseguito adeguati accertamenti clinico strumentali rivolti ad escludere uno sottostante patologia cardiaca a rischio di morte improvvisa". La cardiomiopatia aritmogena . Astori, che venne trovato morto al mattino di domenica 4 marzo 2018, nella sua camera d’albergo a Udine, alla vigilia della partita, non sapeva di soffrire di questa malattia del cuore. La sua professione, lo poneva cinque volte più a rischio di morte rispetto a una persona ’comune’. Le anomalie dei tracciati avrebbe dovuto innescare quel percorso diagnostico che invece Galanti, secondo il giudice, "ignrò". "L’elettrocardiogramma tipo holter costituisce un esame niente affatto invasivo, di facilissima esecuzione, di basso costo e privo di qualsivoglia controindicazione. La scelta del professor Galanti di non procedere a tale esame non solo si presenta negligente ed imperita, ma anche del tutto assente di una pratica giustificazione, tenuto anche conto dell’impegno sportivo di Astori quale calciatore professionista ai massimi livelli". Il giudice non ha assecondato neppure i suoi periti, specie sul punto relativo alla sospensione dell’attività sportiva: lo stop all’agonismo, secondo i consulenti, avrebbe sì rallentato la progressione della malattia, ma non avrebbe escluso con certezza l’arresto cardiaco. "Tale argomentazione non pare condivisibile - conclude Pezzuti -. Una corretta diagnosi, effettuata all’esito di tutti i necessari accertamenti, avrebbe comportato l’installazione di un impianto di defibrillazione e ciò avrebbe escluso la morte del calciatore". E qui si capisce quanto è stato fortunato il calciatore Eriksen, ad aver ricevuto quel soccorso immediato che invece Davide, in camera da solo, non ha potuto ricevere e che se ci fosse stato, lo avrebbe salvato.