LUIGI CAROPPO
Cronaca

I panconi dell’Arno. "Denunciamo i pericoli a valle di Firenze: solo le casse ci salveranno"

Il segretario dell’Autorità distrettuale di Bacino Italia settentrionale, Gaia Checcucci, solleva pesanti interrogativi sull’efficacia del piano. "Anche la capienza di Bilancino va considerata in un altro modo"

Le barriere che verranno installate sull'Arno a Firenze in caso di alluvione: "alzeranno" le sponde in modo da impedire l'ingresso dell'acqua in città. Questa illustrazione è riferita alle paratie mobili. Saranno composte da un montante che rimarrà fisso e poi dalla paratia vera e propria, alta 80 cm

Le barriere che verranno installate sull'Arno a Firenze in caso di alluvione: "alzeranno" le sponde in modo da impedire l'ingresso dell'acqua in città. Questa illustrazione è riferita alle paratie mobili. Saranno composte da un montante che rimarrà fisso e poi dalla paratia vera e propria, alta 80 cm

Firenze, 23 maggio 2024 – Anche il ministro alla Protezione civile Nello Musumeci e il Capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio stanno seguendo il caso Arno dopo la notizia del piano da 15 milioni (fondi Pnrr) per l a difesa di Firenze con spallette innalzate con i panconi provvisori.

Se le consigliere regionali del Movimento 5 Stelle Irene Galletti e Silvia Noferi hanno denunciato il mancato coinvolgimento di numerosi attori (comunità e forze politiche) e il consigliere regionale leghista e candidato capolista per il consiglio comunale di Firenze Giovanni Galli ha parlato di offesa a Firenze e di inefficacia palese, adesso entra nella partita anche il segretario dell’Autorità distrettuale di Bacino Italia Settentrionale Gaia Checcucci. Esperienza da vendere e attenta visione dei piani di prevenzione.

Segretario Checcucci, ha letto che 15 milioni saranno investiti nel progetto regionale per la mitigazione del rischio idraulico a Firenze? Che ne pensa?

"Ho letto, ma non essendo un’opera del piano di prevenzione del nostro piano bacino (gestione rischio alluvioni), l’Autorità ne ha preso atto ed espresso un mero contributo tecnico nella Conferenza dei servizi, insieme ad altri soggetti, che approvava il progetto definitivo già finanziato dal dipartimento della Protezione civile nazionale. In quella sede, i dirigenti tecnici hanno segnalato alcune criticità, per esempio l’aumento del rischio a valle di Firenze e l’opportunità di coinvolgere tutti i comuni interessati".

Mai finora era stato pensato di innalzare le spallette dei lungarni con i ‘panconi’ provvisori. Può essere un’arma utile in caso di piena?

"Tutto può essere utile a patto che non provochi danni. A Pisa i panconcelli vengono usati, ma nel caso di Firenze, come detto, devono essere protetti anche i comuni che per ciò potrebbero avere un aumento del rischio".

L’Autorità di Bacino ha sollevato anche il caso Bilancino relativamente alla sua capienza.

"Sì, è proprio un ulteriore criticità che i tecnici hanno rilevato durante la Conferenza dei servizi. Hanno infatti segnalato alcune scelte fatte dalla Regione, in qualità di autorità idraulica, che consideravano l’invaso di Bilancino a una quota inferiore rispetto a quella che consideriamo la sua capacità di capienza. Ne deriva una minor quantità di acqua e quindi uno scenario di rischio diverso dalle nostre previsioni".

A monte restano sempre da terminare i cantieri per le casse di espansione. I soldi ci sono, ma i lavori non finiscono mai...

"Su questo sono stata chiara altre volte. L’aggiornamento sui lavori lo può fornire unicamente la Regione con il Presidente che è commissario di governo per l’attuazione di tutte le opere di prevenzione. Come risulta dal piano di bacino, la difesa di Firenze deve essere fatta a monte della città. Le opere individuate sono le casse d’espansione del Valdarno e l’innalzamento della diga di Levane. Una volta completate potranno trattenere circa 35 milioni di metri cubi d’acqua che, viceversa, si riverserebbero sulla città".

A valle di Firenze invece si può star tranquilli con nuovi argini e paratie innalzate?

"Mi sembra di avere già risposto che i nuovi panconi possono aggravare la situazione a valle. Tuttavia, ripeto, l’Autorità non è stata coinvolta in questo progetto che è frutto di un accordo tra Regione Toscana e il Dipartimento della Protezione civile nazionale che, infatti, ha finanziato l’intervento con le proprie risorse".

Come Autorità pensate di fare qualcosa per sollevare il caso Arno?

"Visto che l’Arno rappresenta il secondo rischio di calamità naturale nazionale dopo il Vesuvio, tutto ciò che è possibile per dare seguito, nei fatti, alla prevenzione del rischio ci troverà in prima linea e sempre a disposizione del territorio".