Antognoni e il film evento su Maradona. "Quella volta che abbiamo battuto il Pibe de oro"

Proiezione speciale all’Odeon, col campione della Fiorentina che ha ripercorso le sfide con la maglia viola e quella della Nazionale contro il Pibe de oro

Giancarlo Antognoni

Giancarlo Antognoni

Firenze, 23 settembre 2019 – Giancarlo Antognoni e Diego Armando Maradona, due fuoriclasse che hanno giocato sullo stesso campo, lottato con lo stesso pallone, osannati dalle proprie tifoserie per cui restano numeri uno indimenticabili. L’uno di fronte all’altro, avversari sul prato verde, sia con la maglia di club che con quella della propria nazionale, entrambi eterni nei ricordi della gente e nel cuore dei tifosi. E proprio il grande calciatore della Fiorentina, che di Maradona fu avversario sia con la maglia viola che con quella azzurra, ha presentato il film evento sul Pibe de oro.  

Tanta gente per la proiezione speciale al cinema Odeon, del docu-film di Asif Kapadia. La pellicola dedicata a Maradona, uno dei più geniali, amati e controversi campioni di tutti i tempi, è arrivata a Firenze dopo lo straordinario successo di Amy, che si è aggiudicato il Premio Oscar come migliore documentario, e dopo l’anteprima al Festival di Cannes, dove è stato acclamato da pubblico e critica. A condurre l’incontro con Giancarlo Antognoni, il giornalista Antonio Montanaro. “Maradona era un uomo squadra dalle qualità tecniche individuali superiore a tutti – ha detto Antognoni – Riusciva a fare delle cose che oggi si fanno alla playstation”.

Con interviste esclusive a Diego Maradona e immagini tratte dal suo archivio personale di oltre 500 ore di filmati mai visti prima, “Diego Maradona” è la storia di un ragazzino povero e senza istruzione cresciuto in una baraccopoli: la sua sorprendente eccellenza lo fa diventare una stella assoluta, elargendogli ricchezze incalcolabili, fama mondiale e status degno di una divinità. Tuttavia, gli mancano gli strumenti per gestire una celebrità simile. Ogni trionfo della sua vita sembra avere un esito disastroso, anche se di solito finisce per uscirne vincitore perché, come fa notare Kapadia: “È così sveglio e scaltro. Non importa quante volte fallisce, si rialza sempre e va avanti. Com’è possibile che una persona con le sue origini passi tutto quello che ha passato lui senza risentirne?”. Anche se Maradona subisce una serie di sconfitte, continua a combattere. “È un vero lottatore” prosegue Kapadia “e la sua è una storia che morivo dalla voglia di raccontare”.

Diego Maradona è un'icona, un eroe latino, un uomo di cui moltissimi suoi compatrioti sono orgogliosi. Affronta giganti europei, rovesciando potenze come la Juventus, il Milan e l’Inter con la sua eccellenza sportiva. A Napoli diventa simile a un semidio. “Eppure in qualche modo non riesce mai ad integrarsi del tutto”, dice Kapadia. “Ha tanta rabbia che si porta dentro e tutti i suoi problemi e le sue difficoltà derivano, credo, dal suo non essere preparato alla celebrità”. Agli inizi degli anni Ottanta, non avendo mai vinto lo scudetto, la Società Sportiva Calcio Napoli viveva un periodo particolarmente difficile, vantando però una tifoseria senza eguali per passione e dimensioni. Poi, il 5 luglio 1984, Maradona arrivò al Napoli con un ingaggio record e per sette anni scatenò l’inferno. Il genio assoluto del calcio mondiale e la città più imprevedibile d’Europa si dimostrarono un connubio perfetto: Diego Maradona era stato benedetto sul campo e trattato come un Dio fuori di esso. Il carismatico argentino trascinò infatti il Napoli al suo primo scudetto. Era il 1987 e quello fu un evento epocale. Ma c’era un prezzo da pagare perché, finché fece miracoli in campo, a Diego fu concessa ogni cosa, ma quando la magia svanì, divenne prigioniero della sua stessa città. Forse perché, come spiega il preparatore atletico di Diego, Fernando Signorini, Diego non ha nulla a che fare con Maradona ma Maradona trascina Diego ovunque lui vada.

Maurizio Costanzo