Almanacco del giorno: 31 agosto 1997, muore Lady Diana. È la fine di una favola

Il racconto della sera dell’incidente e dei momenti che hanno reso indimenticabile la principessa triste

Lady Diana e i suoi funerali

Lady Diana e i suoi funerali

Firenze, 31 agosto 2021 - In una notte di fine agosto, accanto all’uomo che l’aveva fatta di nuovo innamorare, si è spenta una stella, quella di Lady Diana. La donna più fotografata, famosa e ammirata del mondo, madre del futuro re d’Inghilterra e sempre protagonista dei rotocalchi, spesso suo malgrado, è morta verso le quattro del mattino del 31 agosto 1997 a Parigi, per le conseguenze di un incidente stradale avvenuto tre ore prima.

La coppia, che aveva trascorso gli ultimi giorni di vacanza in Sardegna, era giunta a Parigi cercando di rimanere nascosta. Ma l’hotel Ritz non è propriamente il luogo più discreto della città e in pochi minuti la voce si era diffusa tra i paparazzi, e non solo. Una vera e propria ressa si era già scatenata verso le 18 e 30 sugli Champs- Elysees, dove Diana e Dodi erano andati a fare shopping. Dopo una cena al Ritz, i due erano usciti con l’auto più potente del parco vetture a disposizione, una Mercedes 600, pensando che i veloci sottopassaggi del Lungosenna sarebbero stati di aiuto nella fuga dai flash. Niente semafori, un tunnel dietro l’altro e la Mercedes sprigiona tutta la sua potenza: qualcuno desiste, ma altri fotografi non cedono e l’inseguimento continua. Fino a quando l’autista perde il controllo del veicolo all’imboccatura del tunnel, che oltre alla discesa presenta una curva a sinistra. Lo schianto è terribile e non lascia scampo.

Ventisette minuti dopo la mezzanotte, una telefonata ai servizi di soccorso avverte dell’incidente: un’auto è finita contro un pilone del sottopassaggio in corrispondenza del ponte dell’Alma, fra il Trocadero e la Torre Eiffel. La scena che si presenta ai soccorritori è quella di una Mercedes rimasta totalmente distrutta nella parte anteriore: il radiatore è rientrato fino a metà dell’abitacolo e incastra i due passeggeri davanti. Il clacson continua a suonare. Gli airbag sgonfi, schiantati anch’essi nel tremendo scontro, macchiati di sangue. Dodi Al-Fayed e l’autista sono morti sul colpo. Diana ha un trauma cranico, sanguina da una gamba e il torace schiacciato le comprime il respiro. Per mezz’ora si cerca di rianimarla sul posto, poi viene trasferita all’ospedale della Salpetriere. Intanto, la polizia ferma sette fotografi e li interroga.

Diana è ancora viva quando arriva in ospedale. La speranza di salvarla non si è spenta del tutto: si aprono le porte della camera operatoria. I chirurghi tentano un intervento disperato, aprono il torace, cercano di tamponare l’emorragia polmonare. Poi i lunghi e disperati massaggi cardiaci. Alle 4 del mattino il ministro degli interni, Jean-Pierre Chevenement, commosso, annuncia che la principessa del Galles è morta. Parigi si risveglia sotto un sole estivo, in un’atmosfera surreale. Il mondo non vuole credere a quella notizia così tragica e inaspettata.

Da quel momento tutto è stato consegnato alla storia: le lacrime sincere e trattenute, i funerali solenni, il tappeto di fiori. E un mare di ricordi. Diana aveva un “tocco magico”, continuava a ripetere chi le stava vicino,  ricordando l’immediata simpatia che la principessa riusciva a suscitare nei bambini e nei malati incontrati durante nei suoi viaggi nel mondo. “Portava ogni volta un qualcosa di speciale”, commentò il direttore della Croce rossa britannica Michael Whitlam, secondo il quale, dopo averla incontrata, i malati “si sentivano molto meglio”. Un po’ dama di carità, un po’ top model. La principessa si presentava ai concittadini e agli ammiratori del mondo intero perorando cause come la lotta contro l’Aids e l’uso delle mine in guerra. Vestiva abiti firmati che non nascondeva di amare, ma la gente la ricorderà vicina ai lebbrosi di Madre Teresa o ai malati di Aids cui stringeva le mani.

La sua era la compassione di chi, fin dall’infanzia, aveva conosciuto il dolore, sottolinearono quanti la conoscevano bene. A sei anni la mamma Francis era fuggita da casa. Diana era cresciuta da sola con il padre, il conte Spencer, due sorelle e un fratello in un antico palazzo dell’Inghilterra orientale, Park House, che si trova dentro il perimetro della residenza reale di Sandringham. Conobbe Carlo quando a Londra faceva la debuttante di sangue blu prestandosi come bambinaia per ricchi amici e lavorando da maestra d’asilo nel quartiere di Pimlico. Mentre il primogenito di Elisabetta la corteggiava, continuava a nutrire amore per Camilla con cui aveva avuto un flirt, che però, davanti ai suoi tentennamenti, aveva sposato l’ufficiale Andrew Parker Bowles. Sembra che proprio il Principe Filippo e la stessa Camilla spinsero Carlo nelle braccia di Diana Spencer. La futura Lady D aveva tutte le carte in regola: proveniva da una delle più aristocratiche famiglie del regno e - condizione altrettanto essenziale – “non aveva un passato”. Cioè era vergine.

L’erede al trono Carlo, e Diana nei panni della bella Cenerentola, si sposarono lo stesso anno del fidanzamento, il 29 luglio 1981, con una fastosissima cerimonia nella cattedrale di Saint Paul, davanti ad una platea di oltre 600 milioni di telespettatori. Con il fascino da supermodella, le acconciature sempre nuove e le lunghe gambe affusolate, la nuova principessa del Galles apparve, fin dall’inizio, la figura ideale per garantire, per almeno altri cinquant’anni, un solido futuro alla monarchia britannica un po’ stantia. Dietro le quinte però, quel ‘matrimonio del secolo’ andò quasi subito in crisi: Diana, depressa da due gravidanze e dalla rigida formalità di corte, scoprì che Carlo era ancora innamorato di Camilla. Prima dunque del suo tragico epilogo in quel sottopassaggio di Parigi, la bella favola della principessa triste era già infranta, irrimediabilmente.

Breve è la vita che viviamo davvero, tutto il resto è attesa.  E per ironia della sorte, Diana morì proprio quando aveva raggiunto un po’ di quella tanta agognata serenità. Aveva superato il tunnel della bulimia, si era progressivamente impegnata in cause umanitarie che avevano avuto un’eco nel mondo. Persino con Carlo, da cui aveva divorziato giusto un anno prima, alla fine aveva saputo trovare un ‘modus vivendi’ per il bene dei figli.

In una notte di fine agosto, l’incantesimo si era spezzato per sempre. La sua favola era andata in frantumi di colpo e nel modo più tragico. Diana se n’era andata senza aver avuto il tempo di salutare nessuno, neppure i suoi figli piccoli. I suoi giorni, le sue lacrime, i suoi sorrisi tristi, le sue ultime parole: tutto consegnato alla storia e all’album dei ricordi. A dispetto di fama, fascino e ricchezza, la principessa triste era riuscita ad affascinare il Regno Unito e mezzo mondo, ma non quello che doveva essere il suo principe azzurro. Inseguendo, per tutta la vita, solo un po’ di felicità. Forse invano.

Nasce oggi

Richard Gere, nato il 31 agosto 1949 a Filadelfia, Pennsylvania. Attore e attivista statunitense, divo di Pretty Woman, iconico sex symbol degli anni ’80 e ’90. Ha detto: “C’è un solo modo per vivere in armonia con se stessi e con gli altri. Coltivando sentimenti positivi e praticando ogni giorno la generosità, la gratitudine, il perdono e la gentilezza”.