
Francesco Lucianò, al centro e in primo piano, durante la giornata mondiale della gioventù a Lisbona
Prato, 22 aprile 2025 – Francesco Lucianò, 27 anni, è un giovane di Prato che sta seguendo un percorso vocazionale con i salesiani di Don Bosco, la congregazione religiosa che si occupa dell’educazione e dell'accompagnamento spirituale dei ragazzi, soprattutto quelli più poveri e bisognosi. Nell’estate 2023 ha partecipato alla Giornata mondiale della gioventù a Lisbona, guidata da Papa Francesco. Oggi, dopo la scomparsa del Pontefice, ci racconta il suo ricordo e il senso profondo di quell’esperienza vissuta con oltre un milione di coetanei provenienti da tutto il mondo.
Come hai vissuto la notizia della morte del Papa?
«C’è sicuramente dispiacere, perché è una figura carismatica, un punto di riferimento forte. Però più che dolore, sento una grande gratitudine per quello che ha rappresentato. La sua malattia ci aveva in qualche modo preparati a questo momento. Quello che rimane è soprattutto il ricordo di un Papa vicino, che ha saputo parlare alla nostra generazione».
Hai partecipato alla Giornata mondiale della gioventù con Papa Francesco. Che esperienza è stata?
«Bellissima. Tantissimi giovani da tutto il mondo, una grandissima occasione di incontro, di confronto, di crescita spirituale. Porto con me il ricordo delle tante persone conosciute e anche di quelle che magari non ho conosciuto davvero, ma con cui è bastato uno sguardo, una condivisione, per sentire una vicinanza profonda. In quel contesto, si riesce ad andare oltre tante barriere. È un’esperienza che lascia il segno».
C’è un momento che ti è rimasto particolarmente impresso?
«Sì, il primo giorno, quando Papa Francesco ci ha accolti dicendo: “Nella Chiesa c’è posto per tutti, tutti, tutti”. Ce lo ha fatto ripetere ad alta voce, insieme. È stato un gesto fortissimo, di apertura totale. L’amore e l’accoglienza verso il prossimo erano al centro del suo messaggio. Penso sia stato il momento più potente, emozionante».
Come descriveresti il suo pontificato dal punto di vista dei giovani?
«Un pontificato di apertura e di semplicità. Papa Francesco ci ha sempre richiamati alla bellezza dell’essere cristiani, alla gioia vera. Le sue encicliche, i suoi messaggi, ci spingevano a riscoprire la fede come qualcosa di pratico, vissuto con speranza e con il sorriso. Questo per me è stato il tratto distintivo del suo modo di comunicare».
Cosa ti aspetti dal nuovo Pontefice?
«Viviamo in un mondo complesso, pieno di guerre, ingiustizie, tensioni. Le sfide sono globali. Mi auguro un Papa che ragioni su scala mondiale, non solo europea. Che mantenga quell’apertura che Francesco ci ha insegnato, che sappia parlare a tutti, in ogni angolo del pianeta».