MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

8 giugno, la giornata dei migliori amici: sapete che anche Dante ne aveva uno?

Ma quanti amici possiamo avere e coltivare nella vita? Secondo una teoria, non più di 150. E l’Accademia della Crusca fa luce sul modo corretto di definirsi amici per la pelle

Dante e Guido Cavalcanti

Dante e Guido Cavalcanti

Firenze, 8 giugno 2025 – “Per farsi un amico ci vuole quasi una vita. Bisogna essere stati poveri insieme e qualche volta felici” diceva Luciano De Crescenzo. Ecco perché gli amici per la pelle si contano sulle dita di una mano. A loro è dedicata la "giornata dei migliori amici", che viene celebrata oggi in molti Paesi del mondo. In Toscana viene subito in mente ad amicizie celebri, come quella fraterna e di lunga data tra Carlo Conti, Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello. Dal presente alla storia, perché anche Dante aveva un migliore amico in gioventù: “il primo amico”, o meglio, come lui stesso scrisse, “il primo dei miei amici” fu Guido Cavalcanti, a cui dedicò la sua prima opera importante, ossia “La Vita Nova”.

Guido, figlio di Cavalcante de Cavalcanti, sposerà Bice degli Uberti, figlia del famoso Farinata. E tanto fu forte il legame e l’affetto tra lui e il Sommo Poeta, che l’Alighieri gli dedicò il sonetto ‘Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io’. L'amicizia vera di certo richiede dedizione e tempo trascorso insieme per definirsi tale. Lo esprimeva bene una frase di Aristotele, secondo cui "il desiderio di essere amici è una decisione rapida, ma l'amicizia è un frutto a maturazione lenta". E lo hanno confermato poi i recenti risultati di uno studio dell'Università del Kansas, pubblicato sul Journal of Social and Personal Relationships, per il quale per considerare una persona un amico stretto occorrono più di 200 ore di condivisione. Naturalmente il tempo trascorso deve essere di qualità. Il ricercatore ha così stimato che ci vogliono dalle 40 alle 60 ore per un'amicizia occasionale, 80-100 ore per passare all'essere un amico e più di 200 ore insieme per diventare buoni amici. Ma quanti amici possiamo avere in una vita?

Uno studio dell’antropologo britannico Robin Dunbar ha stabilito che il cervello può gestire al massimo circa 150 amicizie, considerando il tempo, le energie e le attenzioni che bisogna dedicare a tutti per mantenere le amicizie attive e dinamiche. Una teoria che, dall’anno di pubblicazione 1993, comunque è stata messa più volte in discussione. Ma anche definirsi migliori amici può avere sfumature da attenzionare, e dal punto di vista linguistico ci ha pensato la Crusca. “Tutti abbiamo avuto esperienza, almeno una volta nella vita, di un amico o un’amica con cui si è creato un rapporto elettivo, di affetto e di complicità, esclusivo, più coinvolgente e profondo tale da farci dire “questo è il mio migliore amico/questa è la mia migliore amica”.

Che tale “elezione” - spiega Raffaella Setti della redazione Consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca - possa riguardare una sola persona è convinzione che accompagna soprattutto l’infanzia e l’adolescenza, mentre da adulti i contorni si fanno più sfumati e normalmente si scopre che i veri amici, per fortuna, possono essere più d’uno contemporaneamente, e anche cambiare a seconda dei momenti e delle occasioni della vita. Resta però radicata, nel profondo di ciascuno di noi, l’emozione di questo rapporto “speciale” che contraddistingue una coppia di persone all’interno di un gruppo e forse proprio questa familiarità con i sentimenti e le emozioni che tale relazione suscita (o ha suscitato in età giovanile) porta a non riflettere troppo sul modo in cui la esprimiamo a parole”.

La scheda linguistica sul sito dell’Accademia della Crusca a cura di Raffaella Setti, è nata però dalle domande di alcuni attenti osservatori della nostra lingua che si sono accorti del dilagare, soprattutto in rete e negli usi giovanili, delle espressioni “sono/siamo migliori amici/amiche” per riferirsi a due persone l’una migliore amica dell’altra. Tra i tanti e importanti aspetti linguistici esaminati nella scheda, Setti spiega: “A proposito degli usi frequenti, per alcuni addirittura dilaganti, delle forme plurali “sono/siamo migliori amici” va fatta una distinzione fondamentale tra l’aspetto comunicativo e quello strettamente grammaticale: frasi come “Luca e Gianni sono migliori amici” o “io e Anna siamo migliori amiche” sul piano della comunicazione risultano solitamente trasparenti ed efficaci, ma per i registri (più) formali l’italiano dispone di almeno altri due costrutti, più articolati, ma anche più precisi e inequivocabili (in qualsiasi contesto): “Luca e Gianni sono tra loro migliori amici” e “Luca e Gianni sono l’uno il miglior amico dell’altro”. Oltre a queste opzioni, che restano forse “virtuali” nell’italiano comunemente praticato oggi, si può ricorrere a formulazioni diverse, anche se non perfettamente sinonimiche, quali “Luca e Gianni sono amici del cuore/ inseparabili/legati da una profonda amicizia/amici di vecchia data ecc”. Anche dando per scontata la reciprocità del sentimento la frase Luca è il miglior amico di Gianni non può essere invece considerata sinonimica a quelle precedenti perché prevede un cambio di prospettiva: dal parlare della coppia Luca e Gianni si è passati infatti a considerare solo Luca come soggetto”.