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8 febbraio 1865, Mendel annuncia al mondo la teoria dell’ereditarietà

È l’inizio della genetica: la scoperta ha aperto la strada a biotecnologie e terapia genica, dai test del Dna alla pecora Dolly

Gregor Mendel

Firenze, 8 febbraio 2022 - Secondo un antico retaggio, le piante e più in generale i vegetali, per secoli sono stati considerati alla stregua di oggetti quasi inanimati. Si sarebbe poi scoperto che non è affatto così, tanto che riescono addirittura a comunicare tra loro. Ma nel lontano 1800, nessuno poteva crederlo. Per questo le osservazioni di Gregor Mendel vennero trascurante fino all’inizio del ‘900, quando tre botanici, Correns, von Tschermak e de Vries, ottennero separatamente risultati analoghi a quelli dell’abate agostiniano.

 

Mendel, considerato il precursore della genetica moderna, eseguì migliaia di incroci sulle piante di pisello che si trovavano nell’orto dell’abazia. In base alle osservazioni che ne ricavò, e all’introduzione dell’idea di tratti dominanti e recessivi, giunse alla formulazione delle leggi sull’ereditarietà dei caratteri. Della ‘dominanza’ quando a prevalere è il carattere dominante sul recessivo; della ‘segregazione’, e ‘dell’assortimento indipendente’ quando i caratteri sono indipendenti e si uniscono, nella seconda generazione e seguenti, in tutte le combinazioni possibili. Era l’8 febbraio 1865 quando espose pubblicamente la sua teoria nel corso di un incontro alla Società di Scienze naturali in Moravia. Con la scoperta dei principi fondamentali della genetica, prendevano avvio quegli studi che avrebbero portato alla moderna genomica, e segnato una delle più grandi rivoluzioni scientifiche e culturali di tutti i tempi, le cui implicazioni sono oggi più attuali che mai.

 

Era il 1902 quando Walter Stanford Sutton ipotizzò che l’informazione ereditaria fosse contenuta nei cromosomi, scoperti venti anni prima. Nel 1907 Thomas Hunt Morgan intuì che questi fossero sequenze di informazioni genetiche. Nel 1944 Oswald Avery dimostrò che i geni sono fatti di acido desossiribonucleico (Dna). Nel 1953 James Watson e Francis Crick scoprirono la struttura del Dna, inaugurando una nuova epoca non solo per la medicina ma anche per l’agricoltura, l’industria e perfino la giustizia, rendendo possibile rilevare le impronte genetiche con il test del Dna. La scoperta della molecola a doppia elica che racchiude il codice della vita ha impresso un’accelerazione senza precedenti alla ricerca, con un effetto a cascata che si è fatto sentire soprattutto nell’identificazione della causa di numerose malattie genetiche, aprendo la strada a biotecnologie e terapia genica.

 

Nel 1976 venne identificato il primo gene responsabile del cancro, l’anno successivo venne alla luce il primo prodotto dell’ingegneria genetica, l’insulina umana. Nel 1985 fu identificato il primo gene di una malattia ereditaria, la fibrosi cistica. Il 1992 è stato l’anno del primo intervento di terapia genica anticancro. Vaccini antitumore e batteri trasformati in farmaci sono tappe di un cammino scientifico iniziato con Mendel. Gli studi sull’informazione genetica proseguono ancora oggi, e possono portare a grandi benefici per l’umanità oppure essere usati per scopi diversi. La pecora Dolly, che ha acceso il dibattito bioetico, è un esempio della possibilità di costruire in laboratorio una forma di vita artificiale. Ma tra le sfide del riuscire a controllare la funzione dei geni, c’è anche quella della de-estinzione di animali ormai scomparsi.

 

Nasce oggi

 

Giuseppe Ungaretti nato l’8 febbraio 1888 ad Alessandria, Egitto. È stato uno dei principali poeti della letteratura italiana del XX secolo. Ha scritto: “La poesia è poesia quando porta con sé un segreto”.

 

Maurizio Costanzo