Il 26 giugno 1818 nasce la bicicletta. Ma senza i pedali

Pesava 22 kg. I pezzi più importanti vennero aggiunti quarant’anni dopo, e in tempi moderni venne osteggiata perché attentava all’onore delle donne

Ruote di bicicletta

Ruote di bicicletta

Firenze, 26 giugno 2022 – Il progetto della prima bici della storia si deve al genio di Leonardo da Vinci. Quel suo disegno, tra i più misteriosi e controversi, venne scoperto dai monaci durante le operazioni di ripulitura del Codice Atlantico: separarono due fogli incollati e su uno di essi scorsero la forma di una bicicletta.

La prima antenata della storia è stata però brevettata dal barone Karl Von Drais il 26 giugno 1818, che si ingegnò a lungo prima di escogitare un mezzo di trasporto in grado di sostituirsi ai cavalli che spesso, per i lunghi tragitti che percorrevano, morivano di stanchezza. La disegnò nel 1817 e la brevettò l’anno seguente chiamandola Laufmachine ossia ‘macchina da corsa’. Venne ribattezzata in suo onore ‘Draisine’ e poco dopo indicata col termine ‘velocipede’. Agli albori era, ovviamente, molto diversa dagli esemplari in fibra di carbonio e super leggeri dei nostri giorni: all’epoca pesava 22 kg , il telaio era di legno e, dettaglio non da poco, non aveva i pedali, introdotti sono quarant’anni dopo. Si dava la spinta facendo leva sulla forza delle gambe, si acquistava velocità spingendosi in avanti e appoggiando i piedi a terra, ma data la pericolosità e la difficoltà di rimanere in equilibrio, non ebbe il successo sperato. E si costruirono modelli con tre o anche quattro ruote. Bisognerà aspettare gli anni 60 dell’Ottocento per vedere applicati i pedali alla ruota anteriore grazie ad altri due pionieri, Pierre ed Ernest Michaux.

Anche in tempi più moderni la bicicletta è stata osteggiata, da chi la considerava come un attentato all’onore delle donne o addirittura un incentivo alla criminalità. Oggi la bicicletta è il mezzo di trasporto ‘sostenibile’ per eccellenza, in campo sportivo fa venire in mente le memorabili imprese su due ruote di Coppi e Bartali, in ciascuno evoca infanzia e libertà. Questo mezzo a misura d’uomo, emblema di comodità e modernità diventato mito, ha accompagnato di volta in volta i cambiamenti del nostro Paese, e seguito passo passo l’evolversi del costume, della società, degli stili di vita degli italiani. Cosa che fece dire a Gianni Brera: “Attraverso le viti di una bicicletta si può anche scrivere la storia d’Italia”.

Nasce oggi

Antoine Rivaroli nato il 26 giugno 1753 a Bagnols sur Ceze. Noto scrittore e aforista francese di origine piemontese, detto il conte di Rivarol, ha scritto: “Su dieci persone che parlano di noi, nove ne dicono male. E spesso la sola persona che ne dice bene, lo dice male”.

 

Maurizio Costanzo