Di molte cose è ignorante chi scrive le parole che avete sotto gli occhi, o lettori; ma questo certo non ignora, questo fermamente crede e liberamente professa: che lo scrittore, il quale, pur essendo di pochissime facoltà, rispetta in sè il ministero delle lettere, non ha da sottomettere il pensiero e la penna ne al superbo giudizio della opinione creata dalle parti nė alla variabile moda; e che a scrittor giovane massimamente si addice la osservanza verso chi ha formato con l’ingegno potente molta vita intellettuale della generazione a cui quegli appartiene, a chi atleta già provato nella lotta senza fine col male, resta dritto nel campo aspettando e ricercando tuttavia la battaglia, mentre i sorvenienti si perdono dietro a farfalle ed a fiori, o scioperano all’ombra di sacri boschi non da loro piantati. Guerrazzi è l’ultimo superstite degli illustri toscani, che nella metà prima di questo secolo han tenuto in onore e dato impronta propria e rilevatissima alla letteratura che oso ancora chiamare toscana (l’Italia non fu costituita che d’ieri, o, meglio, non è ancora affatto costituita); della quale ognun sa quanto bassa fosse caduta nel secolo scorso. E ognun sa come dal quindici in poi prevalesse in Italia la scuola in prima solamente lombarda, poi lombarda e piemontese. La quale era messa in atto da quel comune impulso, che respinse tutte le nazioni civili d’Europa dalla imitazione francese del secolo XVIII alle loro origini, alle antichità loro storiche e letterarie, ma che pur ritenne qualche cosa del carattere rivestito in Germania, nella Germania della Santa Alleanza, onde mosse da prima, e ove fu per qualche tempo reazione non solo contro l’invasione francese, ma contro la rivoluzione incarnata nella Francia. Onde nella Francia stessa avemmo a udire Lamartine ed Hugo, trasportati da quel movimento un po’ cieco, declamare nei loro principii contro la rivoluzione. Non furono sì ciechi i nostri, lombardi e piemontesi: ma pur si ristrinsero in un cristianesimo un po’ troppo stazionario, più disposto (per dirla con Dante) a patire che a fare; vagheggiarono di soverchio il Medioevo così artisticamente che storicamente: onde il neoguelfismo, che fu un male purtroppo; onde la confederazione italiana col Papa a capo, che altri seppe accortamente pescare nei loro principii e nei loro dettati.
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Insorse Guerrazzi col maggior suo romanzo il cui protagonista è il popolo, catastrofe la caduta libertà e indipendenza d’Italia. E a questi tre scrittori massimamente si ha obbligo, se Toscana, nonostante la sua gloriosissima autonomia, nonostante le tradizioni di democrazia recenti e vivissime nel suo popolo, gridò prima l’unità, trascinò seco nel concetto dell’ unità tutta l’Italia. Questa giustizia dovevasi alla scuola letteraria toscana. Parlare in genere dei difetti d’arte che sono nei romanzi dell’illustre scrittore sarebbe inutile, quanto discorrere i pregi del Manzoni.
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E, per tornare al Guerrazzi, credendo io il romanzo contemporaneo più artistico, che necessario ed utile, più accessibile alle moltitudini (le quali in fatti ne’ romanzi storici gustano meglio le parti d’invenzione ed affetto); mi rallegro di vederlo preso a trattare da uno scrittore illustre, e spero ch’ei ce ne darà esempi originali, come sempre le cose sue, e che durino all’ammirazione dei lettori e allo studio degli scriventi. Guerrazzi riesce ne’ tocchi arditi meglio che nei contorni, nelle tinte vigorose meglio che nelle sfumature; il Guerrazzi, che si trova a suo agio fra le nature scabre e forti de la storia antica e tra quelle de’ Corsi, potrà egli accomodarsi a delineare, a miniare le figurette lievi e sfuggenti della bella e buona società contemporanea? Desidereremmo, se il desiderio non fosse audace, che egli volgesse il pensiero e la fantasia anche a un altro punto. Perchè non dipinge in qualche racconto le virtù occulte e illaudate, la vita operosa e paziente, la fede e i sacrifici della plebe? Perchè non ravviva della sua potente parola la memoria di tanti eroi popolari che han dato negli ultimi anni le nostre città? Perchè quella gemma di racconto che è il Pasquale Sottocorno rimane senza emuli, senza sorelle?