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Guerritore: tutte le donne di Monica. "In scena il lungo percorso verso la consapevolezza"

Guerritore, regina del teatro italiano, protagonista domani alla Versiliana. Lo spettacolo parla di amore, tradimento, ma anche sofferenze e passioni

Monica Guerritore

Firenze, 4 agosto 2021 - "Questo spettacolo è una prova aperta e nello stesso tempo l’inizio di un percorso: da una parte mi spaventa, dall’altra mi eccita perché è una novità. Una messa in scena nuova, libera. Io non provo a teatro, lavoro sulle coreografie". Ipse dixit Monica Guerritore interprete regina del teatro italiano: una che non lavora mai per gioco o per consolarsi, ma perché dal più profondo sente la gran voglia di raccontare generazioni, storie e amori straordinari. Debutta con queste premesse domani alle 21.30 al teatro della Versiliana il suo ultimo lavoro, "Donne prigioniere di amori straordinari" lettura drammatica dal suo libro più volte ristampato, "Quel che so di lei", movimenti coreografici scelti dalla stessa Guerritore, firmati da Alberto Canestro.

Monica, in scena i momenti finali della tragica vita di Giulia Trigona, zia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa?

"Sì: e a raccontare il delitto saranno le deposizioni date al processo che saranno lette in scena. Per raccontare i momenti fatali che l’hanno fatta deragliare e perdersi, ci saranno scene, ricordi, monologhi dei grandi personaggi femminili che ho interpretato e che secondo me incarnano quella passione e furore che solo se immaginari sanno prendere vita nel mondo visionario delle donne".

E ognuna dirà quello non può dire, quasi un enigma.

"Il dilemma è questo: è l’inizio di una nuova consapevolezza? Di nuove forme, musiche, racconti e nuova leggerezza. Una stanza che è un mondo fatto di passioni e sofferenze che ancora ci irretisce dove emergono due donne e il loro storico “no”: Carmen e Oriana Fallaci. E poi il tradimento, la perdita, la caduta, il sesso. Personaggi come Marianne, Liubov Andreevna, La Lupa, la Signorina Giulia, Emma Bovary si avvicendano. Nello spettacolo darò vita alle loro voci".

Come liberarci dall’amore che ci consegna all’altro?

"Il nostro cuore viene ancora raccontato delle eroine letterarie? Quali sono i nostri sentimenti e i loro? Un racconto e una messa in scena come a liberarci per inventarci lievi, leggere, potenti. Lo racconto attraverso le deposizioni date al processo sotto forma di reading".

Ancora il binomio amore-morte?

"Diciamo che è la liberazione da questo antico binomio e che alla fine di quel racconto drammatico ed emotivo vorrei occupasse la scena. Perché tutte emergessimo dal mare fangoso dei sentimenti distruttivi attraverso musiche, corpi, movimenti che ci restituiscano immagine e un’energia nuove".

E le sette stanze?

"Precedono l’orrore: le mie sono sono donne speciali, che subiscono, ma che riprendono in mano il loro destino. Le stesse che hanno attraversato la mia vita, portandola a teatro". Da vedere.