ENRICO SALVADORI
Cosa Fare

Gino Paoli e gli anni ruggenti della Bussola: "Quel whisky al posto del solito latte..."

Mina, le notti trasgressive della Versilia, il boom economico e i concerti leggendari: un tuffo nei ricordi del cantautore

Gino Paoli è una figura carismatica delle notti della Versilia

Forte dei Marmi (Lucca), 24 luglio 2021 - Che estate è se almeno una volta non hai ascoltato "Sapore di sale"? L’inno delle vacanze è anche la canzone ufficiale della Versilia, cantata dall’autore del successo evergreen per eccellenza: Gino Paoli. Che nel 1963 questo brano non lo pensò davanti al nostro mare, bensì a Capo d’Orlando in Sicilia, per poi farlo arrangiare da Ennio Morricone e al sassofono da Gato Barbieri. Vinse il Cantagiro 1963 ed è immortale.

Che cosa è per lei, Paoli, questa canzone?

"Un manifesto, un simbolo. Uno dei tanti successi anche se a questo sono molto legato. È il racconto di una tormentata storia d’amore che si cela dietro note apparentemente leggere".

La Versilia, che è stata parte della sua vita, ne ha fatto la sua colonna sonora

"Diciamo che è stata tutto o quasi. Ci sono arrivato quasi per caso, per la grande amicizia che mi legava a Sergio Bernardini. Umberto Bindi non se la sentiva più di girare l’Europa con lo spettacolo "Bussola on stage" che Bernardini aveva realizzato. Era la ribalta internazionale del periodo d’oro della Bussola. Sergio aveva scritturato Peppino Di Capri, Noschese, Romano Mussolini e tanti altri. Mi chiamò e da lì partì tutto".

Anche se l’inizio è stato un po’ tormentato...

"Devo dire che litigammo subito. Poi è nata un’amicizia fraterna. Mi chiamava ogni anno in agosto e per me la Bussola di Focette era come tornare a casa. Lì ho cominciato a bere e fumare, era una delle prime volte che mi esibivo".

Ci spiega meglio?

"Avevo preso una sbronza con il gin a 17 anni e da qual momento non mi ero più avvicinato all’alcol. Ero al bar da Pierpaolo (Velani, uno dei due barman storici della Bussola) e avevo ordinato il mio solito bicchiere di latte. Passò Bernardini e mi disse ‘Guardatelo là, il cantante maledetto che sorseggia il suo latte…’. Mi voltai, chiesi whisky e sigaretta. Mi toccò ripeterlo tanto era la sorpresa del barman. La mia storia con l’alcol è cominciata così. La predisposizione al bere e al fumo poi si è consolidata negli anni".

Lei e Mina, due miti della Versilia...

"Sergio ci chiamava i suoi figliocci che si esibivano in quello che era il primo music-hall italiano. Sono stati anni irripetibili per me quelli dal 1962 al 1965. In Versilia arrivavano i più grandi. Lo sa che Ray Charles si informò sulla capienza della Bussola e capì che uno spettacolo solo con quel numero di biglietti avrebbe significato una perdita economica certa per Bernardini visto il suo cachet. Fu lui, Ray, a proporre al patron di realizzare due show allo stesso prezzo".

Alla Bussola si viveva un’atmosfera davvero magica...

"Si cominciava tra le 21 e le 22 e non ne uscivi prima delle 4 del mattino. Tutti, a parte Joao Gilberto, che restava sveglio di giorno e dormiva di notte: aveva moglie, figlio e una gatta, e una volta dopo aver finito alla Bussola ha chiamato un taxi e con quello li ha portati tutti con sé a Parigi. Poi c’era il boom economico, ci si divertiva".

Disse di lei Bernardini: Paoli è corteggiato come una Marylin Monroe al maschile. Grande amatore, grande professionista, ortodosso frequentatore dei suoi ideali sociali. E quest’ultima caratteristica la evidenziò in una Bussola affollata da un pubblico eterogeneo e di varia estrazione...

"I clienti erano di alto livello ma oltre ai capitani di industria molto ricchi c’erano tanti ragazzi e ragazze che ti chiedevano di aiutarli per entrare perché non si potevano permettere il biglietto. Ne ho fatti passare tanti dai camerini sul retro. Sergio lo sapeva e chiudeva un occhio".

La serata tipo in Versilia nella prima metà degli anni ’60.

"Si iniziava con l’aperitivo alla Capannina di Forte dei Marmi. C’era chi restava qui e chi andava alla Bussola dove tutto iniziava alle 22. Ma a notte fonda c’era spazio per ‘Oliviero’ ai Ronchi. Poi apparivano mode estemporanee come quella del Bambaissa al Forte, un ritrovo durato poco. Era un mare vissuto, quello in cui ti muovevi in bici con il maglione in vita che assaporavi minuto per minuto".

Molto diverso da quello di adesso

"In Versilia vengo davvero di rado, ma l’ho vista molto cambiata. Come è cambiata l’idea della vacanza che non è più quella lunga un mese ma caratterizzata dal ‘mordi e fuggi".

E allora su cosa puntare qui?

"Sulla bellezza del territorio e su una politica dei prezzi che la rendano concorrenziale. In fin dei conti la Versilia resta la Versilia".