OLGA MUGNAINI
Cosa Fare

Per sempre a Celle, nell’incanto dell’arte

Folla al funerale di Giuliano Gori alla Fattoria delle meraviglie. Dagli anni Ottanta collezionate centinaia di opere nel parco e nei boschi

Per sempre a Celle, nell’incanto dell’arte

Per sempre a Celle, nell’incanto dell’arte

SANTOMATO (Pistoia)

Il Grande Ferro di Alberto Burri, sulla via Montalese, annuncia che siamo arrivati nella grande oasi di Giuliano Gori, il suo parco ambientale nella Fattoria di Celle diventato per primo il simbolo dell’abbraccio fra arte e natura. Qui, in quaranta ettari di campi e boschi, artisti di tutto il mondo dagli anni Ottanta ad oggi hanno accettato la sfida di piegare la loro creatività al rispetto dell’ambiente, con risultati strabilianti.

Ed è qui che ieri una folla di amici, artisti, galleristi, imprenditori, politici, critici d’arte, compagni di avventura, sempre al fianco delle sue idee così audaci, innovative ma allo stesso tempo così condivisibili, hanno salutato uno dei più illuminati collezionisti del secolo scorso, e in parte anche di questo.

Giuliano Gori se ne è andato venerdì scorso all’età di 94 anni. E come ha ricordato uno dei suoi figli, Paolo, la sua esistenza si potrebbe riassumere col titolo dell’autobiografia di Pablo Neruda: “Confesso che ho vissuto“.

La cerimonia è avvenuta nella cappella della Fattoria di Celle, dove ogni angolo è un segno indelebile delle scelte artistiche di Gori. Sempre i figli hanno ricordato col sorriso, che Celle senza Giuliano è come il Vaticano senza il Papa. Perché il loro padre non comprava semplicemente le opere, le “sentiva“ al pari degli artisti che le creavano, instaurando con loro una sorta di duello, che finiva poi per affascinare entrambi.

Per avere un’idea del rapporto intimo che aveva con gli artisti, basta alzare gli occhi appena varcato il cancello e guardare l’installazione di Luigi Mainolfi, ieri al funerale, sul tetto della villa: una semplice panchina verde da giardino con la scritta: “per quelli che volano“. Mainolfi l’aveva realizzata per ricordare la scomparsa della moglie di Giuliano, Pina. E adesso tutti immaginano la coppia seduta lì, guardiani affettuosi a salutare i tanti che ancora continueranno a visitare il loro parco di arte ambientale.

Sono centinaia le opere sparse nell’immenso giardino. Fra i nomi più celebri Alice Aycock, Dani Karavan, Fausto Melotti, Robert Morris, Dennis Oppenheim, Anne e Patrick Poirier, Ulrich Ruckriem, Richard Serra, Mauro Staccioli e George Trakas. Così come all’interno degli edifici storici ci sono lavori di Nicola De Maria, Luciano Fabro, Mimmo Paladino, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Gianni Ruffi, Aldo Spoldi e Gilberto Zorio. Immensa poi, degna di un grande museo, la collezione personale messa insieme nel corso di una vita.

Infiniti i telegrammi, le telefonate e le testimonianze di cordoglio arrivate alla famiglia in questi giorni. Perché come hanno ricordato i sacerdoti che hanno celebrato la funzione – l’abate di San Miniato al Monte Bernardo Gianni e il parroco di Santomato don Paolo Tofani –, Giuliano non collezionava per sé, ma per aprire a tutti coloro che volessero condividere ciò che le parole dell’arte riuscivano a dire e a illuminare, dal cuore alla mente.

Le commosse parole dei nipoti hanno raccontato proprio quella sua capacità di trasmettere la passione di generazione in generazione. Ma anche di saper rendere speciale ogni persona con cui si relazionava, tanto che ognuno aveva la sensazione di avere con lui una corsia preferenziale. Pregio che gli derivava probabilmente anche dal suo essere stato imprenditore di razza, protagonista di una stagione industriale di un territorio fra Prato e Pistoia, dove nei decenni scorsi la contemporaneità dell’arte si percepiva anche dal dinamismo del lavoro, con uno sguardo sempre all’orizzonte, lontano, aperto alla trasformazione. Fu lui, non a caso, uno dei più convinti sostenitori del progetto del Museo Pecci.

Ecco perché ieri fra i tanti a salutare Giuliano Gori c’erano anche il sindaco di Prato Matteo Biffoni e di Pistoia Alessandro Tomasi con i rispettivi gonfaloni. A rammentare che era un uomo del mondo rimasto però sempre attaccato alla sua terra.

La salma è stata sepolta al cimitero di Chiesanova a Prato, nella cappella di famiglia accanto alla sua adorata moglie Pina.