Monni, il Don Chisciotte della poesia "Questo era il nostro amico Carlo"

Al Monteferrato Festival lo spettacolo-omaggio con alcuni colleghi dell’attore, ideato da Iacopo Gori

Monni, il Don Chisciotte della poesia  "Questo era il nostro amico Carlo"

Monni, il Don Chisciotte della poesia "Questo era il nostro amico Carlo"

di Giovanni Bogani

Chi era Carlo Monni? Se non hai mai fatto le ore piccole alla trattoria fiorentina dei fratelli Briganti, se non hai visto certi film, magari non lo sai. Carlo Monni è stato un attore, un poeta, un’anima libera, un don Chisciotte con il fisico di Obelix. Uno che aveva l’aspetto di un vichingo, con i capelli lunghi e disordinati: o di un giocatore di rugby, pacchetto di mischia. Prendi tante botte, ti leghi il braccio penzoloni con una corda elastica, e via a prendere altre botte. Carlo Monni, se fosse stato una rockstar, sarebbe stato Vasco. Se fosse stato religioso, sarebbe stato un francescano, con quei sandali portati estate e inverno, sopra il mare d’erba delle Cascine, la sua vera casa. Chilometri e chilometri di libertà: l’unico vizio a cui non ha mai rinunciato. È stato un attore, ti direbbe Wikipedia. Uno che ha lavorato con Roberto Benigni, con Massimo Troisi, con Marco Ferreri. Uno che aveva sulla faccia l’orgoglio contadino, la tenerezza pronta a nascondersi. Ma anche la gioia per quello che la vita era in ogni minuto: poesia selvatica e feroce.

Carlo Monni è stato un poeta ruvido e vero, che ha preferito vivere a Firenze invece di fare "i firm" a Roma. Carlo è morto dieci anni fa, un giorno di maggio, alla fine di una vita generosa, disordinata, vissuta a torso nudo. Poetico quando recitava Dante, così come quando si infervorava e le parole rotolavano giù dal suo petto vasto, come l’eruzione di un vulcano. Domani alle 21.30, alla Cava di marmo verde di Figline di Prato – dove per secoli hanno estratto i marmi verdi che caratterizzano le basiliche fiorentine – si celebrerà l’arte ostinata e sincera di Carlo Monni. Il titolo è Carlo Monni, sei all’Inferno?. Con allusione alla viuzza - che così si chiamava – in cui Carlo abitava, e a Monni all’inferno, uno dei suoi spettacoli.

La scena si svolge idealmente nella trattoria dei fratelli Briganti. Gli amici che lo raccontano sono Valentina Banci, Andrea Kaemmerle, Alessio Sardelli, Ettore Del Bene, Iacopo Gori – ideatore della pièce insieme a Frank Casaglieri, altra anima nobile - e Leonardo Briganti, oggi titolare della trattoria amata da Carlo, ed erede della tradizione familiare. Con la partecipazione di Bobo Rondelli e della Sunrise Jazz Orchestra. "Si leggeranno versi delle poesie di Dino Campana, che Carlo amava molto, delle tragedie di Shakespeare. Ma anche i consigli selvaggi di Carlo Monni: su come sia “di molto“ meglio fare il bagno con le mutande anziché col costume, o come sia raccomandabile conservare i salumi in bagno, fra i sanitari meno nobili, perché “il microclima è migliore“", spiega Iacopo Gori. E la poesia? Bisogna farla nostra, diceva, "imprigionandola con il proprio dolore".