MONICA DOLCIOTTI
Cosa Fare

"La battaglia con mister P la combatto a modo mio. Vergognarsi è dannoso"

Diego Vanni, 38enne giornalista, racconta la sua storia di coraggio e voglia di non farsi sopraffare dalla malattia di Parkinson. Ha deciso di prendere in mano la situazione e di raccontare pubblicamente la sua condizione perché non c'è nulla da nascondere. Invita chiunque nella sua situazione a fare lo stesso.

"La battaglia con mister P la combatto a modo mio. Vergognarsi è dannoso"

"La battaglia con mister P la combatto a modo mio. Vergognarsi è dannoso"

Una storia di coraggio e voglia di non farsi sopraffare da ’mister P’, la malattia di Parkinson, come l’ha ribattezzata lui agli inizi, per esorcizzare "l’ospite indesiderato", che gli è stato diagnosticato a 35 anni. A raccontarla è il protagonista Diego Vanni, oggi 38 enne, giornalista, laureato in giurisprudenza, iscrittosi da poco al corso di laurea in teologia all’Università di Pisa, amante del nuoto libero, scrittore.

È stata una doccia fredda la diagnosi.

"Così fredda che per lungo tempo ho chiamato l’ospite indesiderato ’mister P’. I primi sintomi risalgono all’estate del 2020. Ero in un parco acquatico con amici. Andai allo stipetto a prendere degli oggetti e mi accorsi che i miei movimenti erano innaturalmente rallentati, come se qualcuno mi trattenesse un braccio. Il responso lo presi l’11 marzo 2021, il giorno prima del mio compleanno... Poi andai all’Ospedale Santa Chiara di Pisa, centro di riferimento regionale per il Parkinson. Lì lo specialista dopo avere studiato la mia cartella mi disse che purtroppo era ’mister P’. Ho iniziato così la terapia dopaminergica, dalla quale ho tratto certo beneficio".

In famiglia?

"Prima degli accertamenti e della diagnosi tendevo a nascondere i miei sintomi, anche se il tremore e i movimenti rallentati non erano facilmente mascherabili. I miei familiari mi hanno esortato a farmi visitare, io non volevo saperne all’inizio...".

Svelata la terribile realtà ha preso il toro per le corna, come si suol dire.

"E’ scattato in me un meccanismo positivo: saputo dell’ospite indesiderato ho deciso che avrei diretto io il gioco. Prima di tutto ho fatto coming out raccontando pubblicamente la mia condizione perché non c’è nulla da nascondere. Invito chiunque nella mia situazione a fare lo stesso. Amo la vita come prima, anzi di più. Non ho perso il sorriso. Non vi vergognate delle vostre malattie e debolezze".