Il vescovo di Prato rilancia l’integrazione: "L’8 settembre di tutti"

Comunità straniere "coinvolte nella festa cittadina"

Il vescovo di Prato rilancia l’integrazione: "L’8 settembre di tutti"

Il vescovo di Prato rilancia l’integrazione: "L’8 settembre di tutti"

Una domenica pomeriggio da Far West in piazza Duomo, quando uno straniero armato di un coltello a lunga lama si è avventato contro altri due extracomunitari per ferirli ad una mano e ad una coscia. Un episodio violento avvenuto in pieno giorno, alle 15, immortalato anche dalle telecamere della videosorveglianza. Avrebbe le ore contate l’uomo che ha ferito le due persone. Le indagini vanno avanti e la Squadra mobile sarebbe pronta a fermare il responsabile dell’episodio di sangue, forse causato per futili motivi. Un fatto che ha lasciato sotto choc la città, sebbene non sia la prima volta che nel cuore cittadino si registrino situazioni analoghe, e che oggi ha aperto un dibattito. A partire dall’intervento del vescovo di Prato, monsignor Giovanni Nerbini, che in un’intervista rilasciata a La Nazione ha fatto una riflessione più ampia, partendo dal tema sicurezza: fatti gravi, certo, come quello di domenica, ma che devono servire per interpellare la Chiesa, il Comune, le istituzioni, il volontariato e la comunità pratese, su "che cosa sarebbe importante fare perché quelle persone che hanno deciso di vivere e lavorare a Prato partecipassero anche al suo bene". Per il presule "serve una integrazione piena, che non sia solo materiale, ma anche culturale, dei nuovi cittadini" perché "certe persone stiano sempre meno al margine e si sentano parte integrante di una società nella quale vivono e dalla quale ricevono anche benefici". Il vescovo ha lanciato una proposta semplice, ma concreta: "Rinnoviamo la festa della città, quella dell’8 settembre, con un corteggio storico nella maniera tradizionale e dopo cena far sfilare le comunità etniche", ha detto.

Alle parole del vescovo fa eco la riflessione del vicesindaco Simone Faggi, secondo cui "non esiste un tema sicurezza isolato da quello della qualità del vivere, dell’integrazione, del contrasto alle povertà sia economiche sia educative". Sfide che Prato si è trovata ad affrontare da tempo e per le quali invoca "un patto di prossimità che coinvolga verticalmente tutti, a partire dallo Stato per arrivare alle realtà locali, senza dimenticare i rappresentanti delle comunità straniere del nostro territorio" oltre "il coraggio di capire che servono normative e finanziamenti adeguati". Prato ha fatto fino ad oggi la sua parte, ricorda, tramite processi di inclusione e investimenti di riqualificazione di piazze e spazi comuni. Ma non basta: per Faggi tali azioni devono essere affiancate da "normative e risorse nazionali che permettano di sostenere un percorso di formazione per chi arriva, altrimenti lasciamo sole persone fragili, facile manovalanza per la criminalità". Il vicesindaco chiede "un cambio di passo sulla legge sull’immigrazione e sulla cittadinanza" e "un cambio di passo vero sui rimpatri per chi delinque". "E se la sinistra ha avuto la colpa di essere troppo timida nelle riforme", per Faggi "la destra degli slogan sulla sicurezza e lo stop agli sbarchi sta dimostrando cecità e inadeguatezza". Faggi dice di capire il senso della proposta del vescovo Nerbini di un 8 settembre rinnovato "coinvolgendo le comunità che, ricordo, devono essere pronte a farsi coinvolgere". Per Faggi "se non risolviamo le questioni sociali legate a povertà e rispetto delle regole non potremo mai fare passi avanti neppure sulla sicurezza", come "per avere una comunità vera, coesa, solidale, si devono investire risorse per l’integrazione linguistica, per il sostegno alle marginalità, per un piano casa e anche per il rispetto della legalità e un coerente sistema di rimpatri nei casi in cui è necessario". Faggi pungola i parlamentari pratesi, affermando che da loro si aspetta "una battaglia di questo genere, non quella per avere due militari in più".

Sara Bessi