NUOVE DISCIPLINE
VOLPONI: "La sociologia e la psicologia costituiscono loro, oggi, il modo di narrare".
MORAVIA: "Mentre lo studio dell’uomo sembra farsi sempre più rigoroso ed esauriente, la narrativa, al contrario, predilige modi di rappresentazione lontani da qualsiasi ambizione conoscitiva".
ARBASINO: "L’equivoco che il romanzo debba servire, a qualche cosa. Realtà, natura, condizione umana sono oggi essenzialmente termini scientifici: tutte le relazioni che si muovono nel loro interno, fra di loro e fra di loro e l’esterno, possono essere considerate in modo critico soltanto in
sede scientifica.
Il romanzo deve tener conto, per sua stessa natura, di questa dinamica, esso che, quando ha costituito un vero mezzo di accrescimento, è sempre stato fuori da qualsiasi " status" convenzionale e conservativo, ed ha avuto una originale ed autonoma capacità di rinnovamento. In ogni tempo i romanzi migliori sono nati dalle crepe di una struttura rigida ed autoritaria, e realtà, intesa come evoluzione e campo della libertà.
Nella tradizione, fuori delle cronache, il romanzo ha sempre rifiutato qualsiasi codice e la rigidità di
qualsiasi norma, per potere muoversi nella ricerca come elemento nuovo e attivo.
(...)
Questa pretesa, proprio secondo la lezione dei maestri, accompagna il mio lavoro. Posso aggiungere che i risultati di questo lavoro sono in discussione anche per me.
Paolo Volponi
RISCHIO DI RICERCA
Senza dubbio le cosiddette scienze umane (psicanalisi, sociologia, antropologia) hanno completamente cambiato l’idea che ci si faceva dell’uomo all’inizio del secolo. Forse non conosciamo l’uomo meglio dei nostri padri ma certamente lo conosciamo in una maniera completamente diversa. La diversità mi pare che evidente consista nella sotituzione della narrativa, è difficile dirlo. Aprite un libro di sociologia, di antropologia, di psicanalisi, di linguistica e troverete tutto spiegato, tutto esposto alla luce del sole, tutto catalogato, tutto previsto e contemplato; aprite un romanzo moderno e vi imbatterete invece
in tentativi più o me no sistematici e riusciti di abolire addirittura l’uomo, proprio quell’uomo che un tempo il romanzo tradizionale contribuiva a far conoscere meglio. Così da una parte abbiamo la pretesa di saper tutto sull’uomo; dall’altra il rifiuto di saperne nulla. Le due posizioni sembrano
inconciliabili.
Alberto Moravia
L’OPERA SFUGGE
Sono domande che filo da torcere ne danno. Sarebbe quasi più semplice rispondere con un nuovo romanzo, sperando che un critico di buona volontà vi scorga gli orientamenti, gli influssi, e il grado di un naturale rapporto con la mutata condizione dell’uomo. Del resto, sono convinta che, difficilmente, uno scrittore, un artista fa quello che ha preteso o sperato di fare. Voglio dire che un lavoro compiuto, augurabilmente sotto il segno dell’arte, e anche un romanzo sottintende, sfugge, almeno in parte, al dominio del proprio autore. Qualcosa prende il sopravvento; e si tratta spesso d’un margine che diventa essenziale o che dà una coloritura essenziale. Come di certi personaggi. Hai voglia a costringerli nei limiti delle tue previsioni o intuizioni: a un certo punto, per uno scarto matto, ti prendono la mano e non ti resta che seguirli.
Gianna Manzini
IL CONTEMPORANEO
D. Secondo lei, quale è la funzione del romanzo, o della letteratura, nel mondo moderno? Cioè quale utilità l’uomo contemporaneo può trovare nel romanzo e nella letteratura?
R. Nessuna. Il romanzo, e la letteratura, sono prodotti di altre società, più esattamente sono prodotti che hanno avuto la loro maggiore fortuna nella società borghese dell’Ottocento, Essi, furono, in quei tempi, l’equivalente del cinema, della televisione, dei fumetti.
Goffredo Parise
3-fine