Il cinema libero dei cortometraggi chiude Officine Social Movie

Ultima serata al Cinema Eden di Arezzo della quarta edizione del festival con ospite la scrittrice Teresa Cinque e il collettivo Vazine

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Arezzo, 31 maggio 2023 – Riflettori accesi su Officine Social Movie presso il Cinema Eden di Arezzo che chiuderà questa stasera, mercoledì 31 maggio, i suoi quattro giorni d’incontri proclamando gli ultimi attesi vincitori: Menzione Giuria Popolare, Menzione Migliore Regia e Premio Officine Social Movie 2023 al Miglior Cortometraggio. L’appuntamento conclusivo di questa quarta edizione di un festival dal carattere internazionale avrà inizio sempre alle ore 18:00 con la presentazione del volume “Amorologia. Guida (quasi) imparziale alle relazioni e al sesso” (TEA) e la presenza in sala dell’autrice Teresa Cinque, pseudonimo di Elisa Giannini, insieme al collettivo femminista Vazine. Alle ore 20:45 prenderà avvio la serata finale con la visione degli ultimi cortometraggi e le premiazioni, un momento prezioso per sviluppare un dialogo reale tra artisti e pubblico, tra continenti e culture, sfidando la gravità della materia grazie al valore delle storie, delle idee e di un pizzico di necessaria tecnologia. L’ingresso ad entrambi gli appuntamenti è libero.

Ieri sera, nella cornice di un incontro intergenerazionale con la writer Dueditanelcuore (Denise D’Angelilli) parlando di femminismo ma non solo, sono stati intanto assegnati ulteriori premi e menzioni: Premio Miglior Colonna Sonora assegnato dall’Orchestra Multietnica di Arezzo a Mayukh Moinak per “The silent echo” di Summan Sen; Miglior Fotografia a “Sauerdogs” di Guillermo De Oliveira; Miglior Interprete a Forough Qajabegli per “3,400 Kg” di Atefeh Nafari e Samira Mokhtari; Premio Linguaggio Giovanile assegnato dagli studenti del Liceo Artistico di Arezzo a “Tria” di Giulia Grandinetti. Tanti dunque gli spunti di riflessione, dall’India di terra e neve di “The silent echo” all’umanità ridotta alla scelta estrema della Spagna di “Sauerdogs”, dall’Iran di “3,400 Kg”, con le contraddizioni nel diritto alla cura che appartengono alla società contemporanea, all’Italia distopica di “Tria” che accende la platea di domande con la sua questione chiave: il tradimento. Ponendo sempre in primo piano il valore “cinematografico” del cortometraggio, curato in ogni aspetto della produzione, straordinaria scuola di un mestiere legato profondamente ai bisogni dell’umanità.