LINDA MEONI
Cosa Fare

Famiglia, ultima frontiera. Il viaggio di Anna Bonaiuto

L’attrice affronta ’Agosto a Orange County’ di Letts "E’ un testo magnifico, pieno di emozioni". Da stasera al Manzoni di Pistoia.

Famiglia, ultima frontiera. Il viaggio di Anna Bonaiuto

Famiglia, ultima frontiera. Il viaggio di Anna Bonaiuto

Sgangherata, soffocante, dalle relazioni intricate e complesse, ma comunque ricche in bontà così come pure nel loro esatto opposto, in crudeltà e cattiveria. Un universo che si chiama ’famiglia’, ciò che più di ogni altra cosa lascia un’impronta, segnando in modo profondo l’esistenza di ognuno e lo stare nel mondo. E poi ci sono le donne, che nell’immaginaria famiglia Weston sono forse più risolute e caparbie che altrove. Midwest, precisamente Oklahoma, contea di Osage. Un funerale diventa l’occasione per gli Weston per confessarsi senza freni. È un testo intenso in cui è impossibile non riconoscersi quello di Tracy Letts che arriva al teatro Manzoni di Pistoia (stasera alle 20.45 e domani alle 16) con il titolo di "Agosto a Osage County" per la regia di (e con) Filippo Dini, con un cast eccellente, tra le quali spiccano Anna Bonaiuto e Manuela Mandracchia. È con Anna Bonaiuto che presentiamo questo appuntamento in esclusiva regionale, prodotto da Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale.

Com’è stato il suo approccio al testo di Letts?

"Mi è piaciuto da subito. Qui s’incontrano quindici personaggi, una famiglia intera popolata di contraddizioni. E del resto il teatro nasce proprio da qui, dall’Orestea, dalla famiglia, dalla narrazione dei feroci rapporti madre-figlio o padre-figlio. C’è tanta contemporaneità, tanti aspetti che ci riguardano da vicino: i sensi di colpa, le emozioni, le frustrazioni dell’essere famiglia. Interessanti qui sono i personaggi femminili, ognuna diversa dall’altra. Il mio personaggio è di una crudeltà ma anche di un dolore senza fine".

Che messaggio consegna al pubblico questa commedia?

"Ciò che qui il pubblico vede dovrebbe essere ciò che lo riguarda. Che è poi il senso del teatro: parlare di altri, ma dentro questi ‘altri’ ci stiamo tutti noi".

Che impronta ha saputo dare Dini con la sua regia e come si trova ad affiancarlo?

"Dini è uno che ama i testi e gli attori, ha un grande rispetto per il lavoro dell’attore anche perché è lui stesso attore perciò sa cosa significa. Cerca di mettere a proprio agio l’attore, di aiutarlo senza interferire più di tanto sulla sua creatività".

Letts sottolinea il fatto che le dinamiche della famiglia plasmano noi e il nostro approccio al mondo: quanto la sua famiglia l’ha plasmata in questo senso?

"Come tutti, è evidente. A partire dalla distinzione tra il bene e il male. Mi rendo conto delle tante buone cose, a partire dall’amore per i libri, la cultura, il viaggiare. Poi c’è anche la parte maligna, la figura autoritaria del padre con le figlie femmine. Niente di diverso da ciò che riguarda tutti".

Inizia da qui una tournée serrata: come vive questi lunghi periodi a base di solo teatro?

"Da un lato c’è la parte bella di vivere un progetto con altre persone. E questo è straordinario perché ti ricorda quanto il teatro abbia a che fare con la democrazia, quanto tutti si finisca per essere uguali sulla scena. Poi può essere tutto ovviamente faticoso. Di una fatica comunque semplice da superare".

Altri progetti all’orizzonte?

"Al Piccolo di Milano prosegue la trilogia pensata da Pascal Rambert con ‘Durante’, aperta nel maggio scorso da ‘Prima’. Tra poco invece usciranno due film e una serie tv. Andiamo avanti con entusiasmo".