LUCA SCARLINI
Cosa Fare

Cinema e romanzo. Il film come mezzo divulgativo prima del potere assoluto della tv. Il libro guarda al presente storico

Vasco Pratolini e Carlo Lizzani tennero un ciclo di conferenze su queste due forme d’arte. Concludendo che il loro incontro è proficuo se non conduce l’uomo all’immedesimazione.

Cinema e romanzo. Il film come mezzo  divulgativo prima del potere assoluto della tv. Il libro guarda al presente storico

Cinema e romanzo. Il film come mezzo divulgativo prima del potere assoluto della tv. Il libro guarda al presente storico

Romanzo e cinema sono due forme di espressione che hanno in comune l’origine narrativa: due modi di raccontare delle storie umane. Stabilito questo punto di

partenza, Lizzani ed io ci siamo trovati d’accordo sulla necessità di una introduzione. E’ ciò che sto facendo. Questo, allo scopo di chiarire il nostro proposito di essere il più possibile discorsivi, come il tema comporta. Un tema che non trattando materia da specializzati, è aperto a tutte le opinioni, se non altro per il posto che il cinema occupa nel costume contemporaneo. Quella parte delle nostre ore che esso assorbe e che di certo, per una grande maggioranza sono molte di più delle ore che si dedicano alla lettura. Nondimeno resterà da vedere come, in quanto tipico prodotto della nostra civiltà, il cinema assorbe il libro, o comunque lo compendia. Come, dice lo spettatore cinematografico, sia insieme spettatore e lettore. Lettore di romanzi, di storie scritte con le immagini. Mi pare fosse Claude Bat Monde Magny a rilevare le singolarità parallele che presentano la psicologia del lettore di romanzi e quella dello spettatore di film. Sono ricordi di un tempo, quindici, vent’anni la, quando questo argomento mi appassionava con tutta l’animosità e la perentorietà della giovinezza.

Né credo che a tanti anni di distanza, dopo una certa pratica cinematografica che ho poi avuto, collaborando, seppure marginalmente, a film anche tuoi, di aver mutato opinione. A proposito dello spettato relettore, la Magny rilevava come il numero di lettori di romanzi messo a confronto con quello degli amatori di poesia, offre un rapporto analogo a quello che pone gli spettatori del film a confronto degli ascoltatori di un concerto. Romanzo e film sarebbero considerati anzitutto un piacere, un sollievo, una distrazione. Si domanda loro una soddisfazione immediata: il resto verrà dopo, se passabile. Insomma, all’interno della letteratura, che nel suo complesso è, come la pittura o la musica, un’arte destinata alle elites, il romanzo, genere di origine popolare, appartiene alle arti di massa, mentre il cinema è il primo esempio, forse, di un’arte che la sua struttura stessa (non meno che le schiavitù economiche che pesano, su di lui) predestinava a essere essenzialmente un arte di massa. Infine, se romanzo e cinema sano ugualmente capaci di piacere in modo analogo a pubblici molto diversi, questo è perché viene soddisfatto uno stesso bisogno fondamentale della nostra natura: la curiosità dell’uomo per l’uomo...

Da qui, la considerazione, secondo me in parte azzardata, che il cinema (contrariamente al teatro che ha bisogno, per animarsi, del calore d’una platea) non sarebbe spettacolo, in quanto, lo spettatore isolandosi sulla sua sedia, nell’oscurità di una sala, si trova nella stessa condizione psicologica, compie la medesima operazione del lettore chiuso nella sua stanza e chino sulla pagina stampata. E come conseguenza di una dimensione ancora esteriore, il cinema possa sembrare essersi assunto dei compiti che tradizionalmente appartenevano alla letteratura. Sarei disposto a fare un ragionamento contrario: elevandosi il livello medio della cultura, il cinema, con la sua enorme capacità di richiamo e di suggestioni è forse da assolvere un’azione che potremmo chiamate didattica. Riscattando un certo tipo di spettatore di fini immagini, a una sensazione critica, suscitando l’ intellettuale e lo costringa ad abbassare il naso, proteso verso la schermo sul libro posato sopra il tavolino. Del resto, è ovvio che il cinema è una formidabile arma ideologica. E non a caso, il fuoco che più scotta nelle mani delle censure. Un mezzo, cioè prepotentemente rivoluzionario, che arriva, e in scala da uno a un milione, proprio là dove il libro non arriva. Nello stesso tempo, un’arma, o meglio una potente siringa addormentatrice, nei momenti di reazione trionfante, durante i quali, si può anche scrivere, quando si scrive, un libro, ma non si potrà mai girare un filma destinato ai giorni della liberazione. Come ogni altra espressione, il cinema ha bisogno, per fiorire, d’un clima di libertà. Di circolazione delle idee.

1-continua