
Chapman, trasgressione in mostra Il grido di allarme sulla follia umana
Provocatori e trasgressivi, feroci e sarcastici. I fratelli Jake & Dinos Chapman sono due protagonisti della rivoluzione dell’arte europea che all’inizio degli anni Novanta partì da Londra portando alla ribalta gli YBA, ossia gli Young British Artists, dando vita a quel fenomeno estetico e mediatico che riuniva Damien Hirst, Marc Quinn, Jenny Saville, Tracey Emin, Sarah Lucas, Chris Ofili e tanti altri. Dopo molti anni di assenza, i due terribili Chapman tornano in Italia con una mostra che si apre oggi alla galleria The Project Space di Pietrasanta, dal titolo “The Blind Leading the Dead”, a cura di Mark Sanders. Un percorso espositivo con 28 lavori molto noti e alcuni sorprendenti inediti. Tra le opere esposte a Pietrasanta c’è “Two-faced Cunt“ del 1997, una ragazza nuda con due teste unite insieme da una vagina, in fibra di vetro e lattice, tema che ritorna anche in “Solar Anus“.
Pensata come mostra dal taglio antologico, o comunque riassuntivo delle diverse tipologie estetiche dei Chapman, significativa è la serie “Monument to Immortality“ (2021) che si collega all’incubo del terrorismo internazionale o alle numerose guerre in corso. “Monument to Homeless Representation“ (2019) è invece una sorta di installazione, con una figura incappucciata a dimensioni reali, che rimanda agli adepti del KKK, di fronte a un dipinto “ridipinto”, ovvero quei quadri trovati su cui i Chapman intervengono modificando i connotati di alcuni personaggi raffigurati, resi mostruosi.
Il loro è un grido d’allarme sulla follia umana, sono antimilitaristi, ecologisti, contro ogni tipo di regime e per dirlo usano le armi più dirette ed esplicite. Di origine greca, Dinos è nato a Londra nel 1962 e Jake a Cheltenham nel 1966. Entrambi hanno studiato al Royal College of Arts e sono stati assistenti di Gilbert & George, artisti considerati insieme a Francis Bacon fondamentali nell’ispirazione della yBa. L’ispirazione risale alle incisioni di Francisco Goya i disastri della guerra che trasformano in grandi modelli plastici tridimensionali, dove abbonda il sangue e la tortura con uno stile tra il “gore” e lo “splatter”. Tragedie della guerra, massacri, efferate dittature, distruzione dell’ambiente: a questo si ispirano lavori centrali come Nein! Eleven e Unhappy Feet: Jake & Dinos si spingono ben oltre i limiti dell’osceno, mostrano sempre più rispetto a ciò che si “deve” vedere. Fino al 5 novembre.
Olga Mugnaini