
Resta un mistero che dura da 14 anni la sparizione nel nulla di Barbara Corvi: caso archiviato per la seconda volta, era già successo nel 2015. Il gip di Terni, Barbara Di Giovannantonio, ha archiviato i due fascicoli aperti in tempi diversi dalla Procura ternana sulla scomparsa della mamma 35enne (il 27 ottobre 2009 da Montecampano di Amelia). Il gip ha respinto l’opposizione degli avvocati Giulio Vasaturo ed Enza Rando, legali della famiglia Corvi, contro l’istanza della stessa Procura di Terni che aveva chiesto l’archiviazione dei due fascicoli che vedevano indagato il 52enne Roberto Lo Giudice (ex marito di Barbara, difeso dagli avvocati Giorgio Colangeli e Cristiano Conte), con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
’Cestinata’ anche la richiesta dei legali della famiglia Corvi di approfondire le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che, alla fine dell’anno scorso, aveva detto che la donna era stata rapita il giorno della sua scomparsa, condotta in Aspromonte, uccisa e sepolta in un bosco. Indagini chiuse? Per adesso sì, ma spiragli su futuri approfondimenti investigativi li lascia il gip che, pur ritenendo che quanto emerso non consenta "una ragionevole prognosi di condanna", sottolinea la permanenza di "forti sospetti" a carico di Roberto Lo Giudice. Quest’ultimo, appartenente a una famiglia di ‘ndrangheta ma ritenuto non organico ai clan dagli inquirenti, si è sempre professato ignaro delle sorti della moglie.
Accolta quindi la richiesta di archiviazione avanzata dal procuratore di Terni, Alberto Liguori, che di fatto chiude il caso senza risposte. Era stato lo stesso Liguori a riaprire la vicenda archiviata già nel 2015 e, a maggio del 2021, a seguito delle indagini dei carabinieri, a chiedere e ottenere l’arresto di Lo Giudice. Quell’inchiesta però era stata stroncata prima dal Tribunale del Riesame di Perugia, che aveva rimesso in libertà l’indagato dopo venti giorni di carcere, e poi dalla Cassazione, a cui si era appellata la Procura. Nelle motivazioni dell’archiviazione il gip evidenzia proprio la "portata" delle decisioni assunte a suo tempo da Riesame e Cassazione, ai fini di un eventuale processo. "Non c’era davvero più alcuna strada da battere – ha detto l’avvocato Giorgio Colangeli, uno dei difensori di Lo Giudice –. Le indagini suppletive di un anno fa, relative a nuove analisi sulle tracce di sangue nell’auto del Lo Giudice e agli approfondimenti testimoniali con amici e familiari di Barbara, erano a nostro giudizio ridondanti, ma sono state svolte con cura e perizia. E nulla hanno fatto emergere. Così come le dichiarazioni del collaboratore di giustizia foggiano. Oggi finisce una specie di gogna per il Lo Giudice". Nessun commento dai familiari di Barbara Corvi e dai legali che li assistono.
Stefano Cinaglia