Michela
Berti
Il paese era chiamato Monte del Cerbiatto, Mons Cervuli, i suoi abitanti erano buoni, le macchie ricche di selvaggina. Era troppo per il diavolo che decise di mettere zizzania. Prese l’aspetto di un viandante per percorrere la vallata e insinuare negli abitanti che ci fosse una bella vita con lussi e piaceri, lontano dalla famiglia e dalla Fede. Ma un giorno il viandante, nella foga del discorso, riprese i suoi tratti demoniaci e i castellani fecero resisttenza. Il diavolo si dette alla fuga trasformando il bosco in terra arida con crepe da cui gorgogliava acqua bollente e infernali esalazioni mentre si udivano le voci del cane d’Averno. Il Monte del Cerbiatto divenne il Monte Cerbero. Ma le forze del bene si presero la rivincita e dalle viscere della terra fecero uscire allume e zolfo, mentre le sorgenti di acqua calda mostrarono capacità terapeutiche. Quando il demonio tornò nella valle, i destrieri, animati dal bene, per punirlo si diressero verso quella montagna di gabbro che inghiottì la carrozza. In quel posto oggi sorge la Croce del Masso. Rimasta prigioniera per l’eternità, nelle notti di tormenta si può vedere una carrozza di fuoco strisciare sui fianchi della montagna.