Vicchiarello, star amaranto "Bene il professionismo in A"

Evelyn ha vestito la maglia della nazionale vincendo scudetti e coppe "Sono contenta che sia arrivata la decisione, anche se con troppo ritardo"

di Luca Amorosi

Evelyn Vicchiarello gioca a calcio da quando ha sei anni. Oggi che di anni ne ha 35 veste la maglia amaranto dell’Acf Arezzo, con cui è vicinissima a vincere il campionato di serie C e al salto in serie B. Nella sua lunga carriera da centrocampista è riuscita a vincere uno scudetto insieme a compagne di squadra di assoluto livello come Panico e Gabbiadini. A questo si aggiungono due coppe Italia e una Supercoppa italiana, per non parlare dell’emozione di vestire la maglia della Nazionale con l’under 19 a un Mondiale e della nazionale maggiore a un Europeo. Per lei tante stagioni in serie A quando ancora il tema professionismo non era all’ordine del giorno come ora: è notizia recente, infatti, l’imminente passaggio della massima serie al professionismo, con tutto ciò che ne consegue. Per le calciatrici, il riconoscimento di un minimo salariale equiparato alla serie C maschile, il versamento dei contributi previdenziali e un fondo di fine carriera.

Vicchiarello, la serie A femminile diventa professionistica. "Finalmente, aggiungerei. Con le calciatrici della mia generazione o che hanno già smesso abbiamo combattuto per anni per questo tipo di riforma: la avvertivamo come una priorità. Sono contenta che sia arrivata, anche se con troppi anni di ritardo". Quando lei era in serie A qual era la situazione?

"Mi ripeto sempre che sono nata nell’epoca sbagliata: le dico solo che ho giocato una ventina d’anni nella massima serie ma in quanto dilettante non mi è stato mai versato alcun contributo, anche se mi allenavo tutti i giorni ed era paragonabile ad un lavoro a tutti gli effetti. E anche in serie C è un bell’impegno: noi ci alleniamo almeno quattro volte alla settimana e ognuna poi ha la sua occupazione. Io vivo e lavoro come barista a Sesto Fiorentino: quando stacco parto per venire ad Arezzo ad allenarmi".

È un passaggio che contribuirà alla crescita del calcio femminile in Italia?

"Sì, sono convinta che promuoverà un’ulteriore crescita del movimento anche grazie agli sponsor e ai diritti televisivi. Soprattutto ritengo che sia importante per dotare le società di professionisti competenti al suo interno".

Per le società i costi aumenteranno. Non c’è il rischio di una forbice troppo ampia tra serie A e le altre categorie?

"Effettivamente c’è. Penso alle società attualmente in serie A che non si appoggiano a una società di calcio maschile, come il Pomigliano Napoli. Queste potrebbero trovarsi in difficoltà, così come tante di serie B che potrebbero non riuscire a permettersi un eventuale salto nella massima serie sia a livello economico che di strutture, visto che un requisito parla anche di stadi con una capienza minima di 500 posti. Per altre realtà, invece, l’impatto non sarà rilevante: squadre come Fiorentina, Juventus o Inter hanno un’organizzazione semiprofessionistica già da anni e sono preparate a questa evoluzione".