REDAZIONE AREZZO

Miracolo De Zerbi Conte cannibale o agnellino?

Quando giocava nell’Arezzo alzi la mano chi avrebbe mai pensato di vederlo un giorno, sia pure momentaneamente, in testa alla classifica di serie A. Il soggetto è ovviamente Roberto De Zerbi, ineguagliato fantasista del Cavallino di Pasquale Marino, prima stagione dell’ultima comparsata in serie B. Che il ragazzo fosse un allenatore in campo si capiva da come si muoveva, che potesse diventare l’animatore del miracolo Sassuolo, più ancora di Di Francesco che quel miracolo l’aveva creato, è uno di quegli imprevisti del calcio, notoriamente per Gianni Brera mistero senza fine bello, come la donna di Gozzano.

Eppure De Zerbi, che durante la pausa ha avuto modo di spiegare il suo modello di gioco urbi et orbi, è uno così deciso che non si è fatto un problema di andare a Verona, altra rivelazione, e di servirlo con due pappine, sia pure agevolate dai quattro pali avversari. Forse non lotterà fino in fondo per lo scudetto, ma le radici ci sono e belle solide.

Chi invece alla lotta per lo scudetto è condannato è ovviamente il Cannibale Conte, che ancora fatica a trovare la giusta ricetta per dare equilibrio a un Inter più matta dell’Arezzo nel quale debutto in panchina. Squadra dai due volti: brutta, fino all’impossibile per 60 minuti, tanto da trovarsi sull’orlo dell’abisso di uno 0-2, travolgente nell’ultima mezzora, quando (complice lo squagliamento dei granata) ha azzannato l’avversario alla gola e non lo ha mollato se non dopo averlo sbranato. Una Beneamata da Cannibale appunto. Però prima sembrava un agnellino. Qual è il vero Conte?

Salvatore Mannino