
La nuova vicepresidente dell’Arezzo, Francesca Manzo, insieme al padron Guglielmo
di Andrea Lorentini
"È per me un orgoglio assumere la carica di vice presidente dell’ e poter affiancare mio padre nelle gestione del club. Sono molto contenta di poter dare il mio contributo per la crescita della società per raggiungere i traguardi sportivi che ci siamo posti e completare la realizzazione delle infrastrutture". A breve, sicuramente prima dell’inizio del prossimo campionato, Francesca Manzo diventerà ufficialmente la numero 2 del cavallino rampante anche se, nei fatti, lo è già. Da un anno è, ormai, una presenza fissa e operativa nella stanza dei bottoni. Già imprenditrice (titolare del marchio Rever Iconic), a soli 25 anni, la scalata ai vertici dell’ della figlia minore del patron è stata vertiginosa. Durante la settimana si divide tra Rigutino e Roma per seguire i vari progetti.
Francesca, da vice presidente quali deleghe assumerà?
"Sarò operativa a 360° come già adesso. Continuerò ad occuparmi della parte amministrativa, organizzativa, della contabilità. Ma anche degli sponsor, della comunicazione, dei social, del settore giovanile. Con un rapporto di stretta collaborazione con il direttore sportivo Cutolo che ha la responsabilità della parte tecnica e sportiva sulla quale le decisioni, ovviamente, spettano a lui".
Di fatto sarà anche un direttore generale?
"In realtà non mi piace questa etichetta. Sono ancora giovane per quel profilo dirigenziale anche se molte delle cose che gestisco nella quotidianità sono sovrapponibili".
Quanto è difficile per una donna, per giunta giovane, emergere in un mondo prevalentemente maschile come quello del calcio?
"L’aspetto più complicato è far comprendere che le competenze non hanno genere. Una donna può essere capace ad amministrare una società alla stessa maniera di uomo".
Come è nata la passione per il calcio?
"In casa. Sono cresciuta a pane e calcio. Mio padre è un grande tifoso del Napoli".
Quali sport ha praticato?
"Per tanti anni ho fatto danza. Ho dovuto interrompere a 17 anni quando sono rimasta incinta. Ho cresciuto mio figlio da sola con l’aiuto dei miei genitori". Come è nata l’idea del ritiro in Trentino e quale opportunità rappresenta per il club?
"Sarà un momento di ulteriore crescita professionale e professionistica per la società, per lo staff e per i calciatori. L’abbiamo scelto perchè è un luogo dove si respira il vero calcio: non a caso le realtà più blasonate svolgono lì la preparazione. E poi c’è anche un aspetto affettivo: nello stesso posto ha fatto il ritiro il Napoli di Maradona".
Come e dove vede l’ tra qualche anno?
"Mi auguro di poter sedere in stadi importanti e perchè no al Maradona. Quando siamo arrivati cinque anni fa c’era solo confusione e disorganizzazione. Mio padre ha investito in tempo, risorse, cuore e passione per far crescere questa società. Ci impegneremo a fondo per portare a termine i progetti infrastrutturali che per noi sono prioritari a cominciare dallo stadio che dovrà essere un luogo da vivere ben oltre la partita. Senza dimenticare il restyling de Le Caselle e il settore giovanile che è fondamentale. La prima squadra conta tanto per noi, ma i giovani sono il futuro. L’ dovrà diventare sempre più un simbolo di questa città cui guardare con orgoglio".
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