
Paolo Bertini
Arezzo 9 settembre 2015 -
Paolo Bertini esce con onore e a testa alta dalla vicenda di Calciopoli anche se ha subito già troppi danni che nulla e nessuno gli ripagherà. Non ci sono elementi per ritenere che l'arbitro aretino Paolo Bertini avesse una delle schede svizzere distribuite da Luciano Moggi per parlare con le persone 'fidate della sua cerchia di «strapotere» nel mondo del pallone. Nè prove che evidenzino che fosse uno degli arbitri 'protettì dall'ex dg juventino. Anzi, tutt'altro. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni di Calciopoli relative a Bertini che la Suprema Corte ha assolto dall'accusa di frode sportiva. Scrive la Cassazione che - contrariamente da quanto sostenuto dalla Corte di Appello di Napoli che aveva ritenuto Bertini 'colpevolè - da una telefonata tra Moggi e Biscardi, del sette marzo 2005, emerge «un intento di attacco mediatico all'arbitro Bertini piuttosto che una sua protezione». In pratica, i giudici napoletani «non hanno fatto buon governo delle regole interpretative» delle prove e hanno «travisato» il senso della telefonata in questione. Per questo per Bertini - che esce a 'testa altà da 'Calciopolì - la condanna va annullata «perchè il fatto non sussiste».
Un successo anche per l'avvocato aretino Mauro Messeri che da nove anni ha sempre tenuto una linea, convicendo anche Paolo Bertini a rinunciare alla prescrizione e alla fine, anche se l'ex arbitro aretino ha subito danni irrwparabili sul piano economico e dell'immagine.
Paolo Bertini ha detto: "Il pensiero è per mio padre Gianfranco che purtroppo non c'è più. Lui ha sempre creduto nella mia piena innocenza e vorrei che ora fosse qui con me. I danni che ho subito non li ripagherà nessuno, ma almeno anche se con gravissimo ritardo, ho ottenuto giustizia".