Pieroni: "La Cava non può restare solo, cerco aiuti"

Il direttore generale smentisce le sirene di Ancona. "Il problema non è solo il presente o gli stipendi, ma il futuro"

Ermanno Pieroni

Ermanno Pieroni

Arezzo, 3 giugno 2020 - Al lavoro per il presente e il futuro dell’Arezzo. Si possono riassumere così le dichiarazioni di Ermanno Pieroni in questi ultimi mesi. Una cosa però è bene precisarla subito e cioè che il direttore delle sirene di Ancona proprio non vuole sentirne parlare. Le uniche dichiarazioni in merito sono quelle rilasciate alla redazione de Il Resto del Carlino. “Io all’Ancona? Stiamo parlando del niente. A me fanno piacere gli attestati di stima. Ma ora non ho intenzione di cogliere altre opportunità”. Chiarita per il momento la questione Ancona, complice anche il contratto con il Cavallino, l’attenzione torna quindi sull’Arezzo. “Lavoro monitorando giocatori, cercando giovani profili che possono fare al caso nostro - racconta Pieroni - anche durante il lockdown ho avuto contatti con le big per parlare di alcuni elementi”. Capitolo cassa integrazione, quanti sono i calciatori con ingaggi sopra i 50mila euro lordi? “Solo otto”. Dopo il comunicato della prima squadra ha avuto modo di sentire i giocatori? “Partiamo dal presupposto: io sono il primo che vuole evitare contrasti. Da una lato c’è un presidente che aspetta le decisioni del Consiglio Federale, dall’altra parte c’è il 60 per cento dei giocatori che guadagna sotto i 2mila euro al mese e che ha delle problematiche. Magari consigliati male potrebbero arrivare ad un bivio che non va bene. Posso anche capirli, ma io sono per il dialogo: aspettiamo il Consiglio Federale e poi con il presidente analizzeremo caso per caso”. Le difficoltà sono anche per la proprietà? “Il Coronavirus ha causato contraccolpi pesanti. Dobbiamo guardare l’insieme delle cose e trovare un punto di incontro. Il problema non sono solo gli stipendi ma anche il futuro. Non si può pensare che La Cava sostenga da solo il fardello di una serie C così, con li sogni dei tifosi che giustamente ambiscono a traguardi importanti. Dobbiamo trovare soluzioni. Potremo fare una squadra di giovani, abbiamo 25 giocatori di proprietà. Fare una squadra importante non è difficile. Il prossimo anno arrivare tra le prime sei potrebbe essere decisivo”. Per quale motivo? “Ci sarà sicuramente la riforma dei campionati con il passaggio a due gironi di serie B. Arrivare tra le prime sei potrebbe voler dire il salto di categoria. E’ questa la mia speranza, quello su cui sto lavorando, per dare una società più forte all’Arezzo, un aiuto a Giorgio La Cava, perchè a quel punto si può parlare di futuro. Altrimenti da solo La Cava come può andare avanti? Ci sarebbe il buio e questo non può accadere. Il mio lavoro è questo e sto cercando di portarlo avanti pur nella difficoltà del momento segnato dall’emergenza sanitaria”. Quindi l’obiettivo è quello di trovare forze per aiutare il presidente? “L’Arezzo con La Cava è una società modello e nell’ultimo periodo tra Coronavirus e il rinvio del Consiglio Federale ha mantenuto fede agli impegni presi, fino al 15 marzo. L’Arezzo è un club pulito e tranquillo nonostante i problemi legati al virus. Il mio impegno fino a quando La Cava resterà ad Arezzo, perchè a lui sono molto legato, è di aiutarlo e trovare qualcuno che lo aiuti e lo sostenga. Non è facile, ma ci proverò”.