Arezzo, la sentenza del fallimento dopo la scadenza degli stipendi: pagamenti in dubbio

E' pressoché impossibile che il giorno dell'udienza coincida con la sentenza e la scelta sull'esercizio provvisorio: o la cordata paga lo stesso, e non sarebbe disponibile, o addio speranze

Moscardelli e i compagni di squadra

Moscardelli e i compagni di squadra

Arezzo, 12 marzo 2018 - Ormai è un conto alla rovescia: meno quattro (giorni) all’udienza per il fallimento dell’Arezzo calcio. Nella quale ognuno dovrà mostrare le proprie carte, come in una partita di poker giunta all’ultima mano, quella del vedo. Giovedì 15, però, chiariscono autorevoli fonti giudiziarie, sarà, davanti al collegio fallimentare del tribunale presieduto dal giudice Carlo Breggia, relatore il collega Antonio Picardi, la mattinata della discussione, ben difficilmente, anzi quasi certamente no, quello della sentenza e del relativo responso sull’esercizio provvisorio, che dovrebbe arrivare, salvo sorprese, ai primi della settimana successiva.

Nei procedimenti civili succede sempre così: si svolge l’udienza, le parti espongono le proprie ragioni e poi il giudice (o i giudici come in questo caso) si riservano, con verdetto che viene depositato dopo qualche giorno. E’ la normalità, ma stavolta rischia di essere la corda alla quale resta impiccato l’Arezzo. Nel mezzo, infatti, c’è un’altra scadenza delicatissima, quella di venerdì per il pagamento della rata di marzo degli stipendi.

O qualcuno paga o gli amaranto vanno incontro a un’ulteriore penalizzazione. Al minimo cinque punti, ma potrebbero essere anche di più visto la recidiva ripetuta. Servono 370 mila euro più o meno. Bene, le possibilità sono tre.

I soldi (ipotesi quasi puramente teorica, visti gli sviluppi tragicomici delle trattative per la cessione, arenate nelle secche di società maltesi di dubbia consistenza) ce li mettono Gatto o qualcuno degli acquirenti di cui continua a parlare, a cominciare dalla J Nicol Limited cui le quote sarebbero state cedute ma senza ancora alcuna comunicazione ufficiale.

Paga la cordata messa in piedi da Ermanno Pieroni e appoggiata anche dal Comune, ma l’ex direttore sportivo amaranto spiega che lui prima vuole la certezza dell’esercizio provvisorio (e quella venerdì non dovrebbe esserci ancora). Le garanzie e i bonifici non ce li mette nessuno e sarà probabilmente la fine dell’Arezzo, perchè a quel punto sarebbe dura pensare di tornare in campo. Sempre ammesso che la Lega lo consenta.

Intanto, il fallimento resta lo scenario più accreditato. Un primo esame dei conti in sede giudiziaria avrebbe confermato le indiscrezioni dei giornali: c’è un buco di circa 2 milioni. Quindi o giovedì la società si presenta con concrete garanzie di essere in grado di far fronte ai debiti (ma allo stato attuale non risulta neppure costituita per l’udienza e i soldi finora sono circolati soltanto a chiacchere) o l’insolvenza pare inevitabile.

Quanto all’esercizio provvisorio, poichè non può essere concesso dal tribunale a danno dei creditori e aggravando lo stato di insolvenza, occorre che in giudizio vengano presentati elementi concreti per dimostrare che l’Arezzo è in grado di far fronte alle spese più urgenti, da qui a fine dell’anno. Per ora c’è un piano finanziario di entrate ed uscite, con eventuale disponibilità (sulla carta) a versare le risorse sui conti correnti di riferimento. Può bastare ai giudici?