
Daniele Bennati
Arezzo 19 novembre 2019 - L'ultima pedalata di Daniele Bennati. A livello agonistico s'intende, perché Daniele, che ha 39 anni, a pedalre continuerà e resterà, ancora non si sa con quale ruolo, nel ciclismo. Cresciuto nella Polisportiva Albergo con cui ha iniziato da giovanissimo nel 1990, ha fatto la trafila con il club della Valdichiana fino agli allievi compresi, poi la prima maglia azzurra da juniores, quindi da under 23 e nel 2002 il passaggio al professionismo. Diciotto stagioni, 54 vittorie, con la perla della tappa di Parigi al Tour de France 2007 e successi in tappe di tutti i grandi Giri, sei alla Vuelta, tre al Giro d'Italia, due al Tour de France, più volte azzurro ai mondiali, le migliori prstazioni a Ponferrada 2014 e Doha 2016, in quest'ultimo caso tirò per oltre cento chilometri e quel giorno avrebbe meritato di giocarsi le proprie chance anche se il miglior piazzamento al mondiale rimane il 14esimo posto del 2011 a Copenaghen. Ma tanti altri succesi, tra cui due Giri di Toscana ad Arezzo e un altro a tappe..
Veloce, forte sul passo, gli è mancata solo una classica di grande livello che ha sfiorato due volte alla Gand-Wevelgem e una volta alla Parigi-Tours.
Daniele che gli ultimi anni ha corso con la Movistar avrebbe voluto continuare un'altra stagione ma non si è completamente ripreso dalla brutta caduta alla Vuelta Castilla Y Leon in aprile, quando stava per vincere. Poco dopo Nocentini, l'altro ciclista aretino di alto livello degli ultimi 20 anni, lascia il ciclismo agonistico. Due atleti di valore, due ragazzi seri,
Daniele, la vittoria più bella? «Parigi, Tour de France 2007, nella più prestigiosa corsa del mondo, nello spettacolare scenario dei Campi Elisi e che soddisfazione dopo la volata,la premiazione sul podio». Un successo sfumato per un soffio che ti brucia? «Gand-Wevelgem 2011,arrivai secondo, quel giorno potevo battere Boonen» Un corridore che ti ha insegnato più di altri? «Cipollini. E’ stato il mio capitano appena sono passato professionista e da lui ho imparato molto». Hai avuto tanti capitani di grande livello, quale il più forte? «Difficile sceglierne uno. Grandi campioni con caratteristiche diverse come Contador, Nibali, Valverde, Cancellara, Sagan, Quintana, Cipollini». Quanto è cambiato il ciclismo da quando hai cominciato? «Molto. Si è guadagnato su certe cose ma si è perso su altre. In certi momenti si dovrebbe lasciare più spazio alla fantasia che al computer» Il problema sicurezza sulle strade? «Purtroppo è serio, molto serio. Sulle strade anche per allenarsi si rischia troppo, è necessario fare qualcosa. La tragedia di Scarponi è stato uno dei momenti più terribili». Il futuro di Bennati? «Non ho ancora deciso, ma resterò nell’ambiente del ciclismo. Alcune proposte ce l’ho, valuterò con calma». In casa di Daniele si è respirato aria di ciclismo visto che hanno corso sia il babbo Moreno che il fratello Samuele e da anni esiste il Fans Club diretto da Licio Giovacchini.