Arezzo in gamba ma attacco e difesa faticano

Indiani si dice soddisfatto delle prestazioni della squadra contro squadre di serie C. Ma nei due reparti ci sono aspetti da rivedere

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di Luca Amorosi

Mancano tre settimane all’inizio del campionato di serie D, poi sarà calcio vero e le partite metteranno in palio punti pesanti, fin da subito. Se "calcio d’agosto non ti conosco" resta sempre una massima valida, è pur vero che gli impegni precampionato servono a dare indicazioni su cosa va e su cosa va meno, al fine di applicare i giusti correttivi per arrivare ai nastri di partenza con la massima preparazione. Quello di serie D è un campionato lungo ed estenuante, dove non serve necessariamente fare la lepre, bensì avere costanza di rendimento e arrivare lanciati allo sprint finale. È chiaro, però, che partire bene aiuta, dà morale a chi gioca in campo ed entusiasmo a chi tifa sugli spalti.

Il Cavallino di Indiani finora ha disputato quattro amichevoli in questo primo scorcio di preparazione, terminate con tre sconfitte contro squadre di categoria superiore e una netta vittoria contro l’unica di categoria inferiore. A un primo sguardo, l’impressione è che gli amaranto se la siano giocata ad armi pari per larghi tratti delle sfide con le formazioni di C, cedendo alla lunga per il diverso livello di preparazione atletica (San Donato e Carrarese) o per errori individuali (Pontedera).

"Sono molto contento della prestazione – ha affermato l’allenatore amaranto al termine della sfida di Carrara – Finché è stata partita vera, stavamo pareggiando contro una delle formazioni più attrezzate del girone B di serie C".

Per il tecnico di Certaldo non conta il risultato, quanto i segnali ottenuti: "Abbiamo commesso qualche errore, ma sono soddisfatto perché abbiamo fatto ciò che avevamo preparato. C’è ancora tanto su cui lavorare, ma se continuiamo così ci divertiremo". Dove c’è da migliorare è in difesa: si sa che l’ex San Donato predilige una linea alta e aggressiva e per i necessari automatismi occorre tempo e pazienza, in particolare con chi era abituato a un altro tipo di interpretazione del ruolo. Come il 2004 Lorenzini, ad esempio, spesso preso in velocità dall’esterno destro carrarino. Anche Poggesi, più forse per una questione fisica, sta faticando. Al centro del reparto si sta muovendo bene Lazzarini, adattato in questo ruolo viste le defezioni di Martucci, bloccato prima dell’inizio del ritiro, e Polvani, alle prese con una lesione all’adduttore. Il classe 2000, si sta disimpegnando bene anche lontano dal centrocampo, il reparto che ha dato i segnali più incoraggianti. In attesa della migliore condizione di Daniele Forte, Indiani può sorridere per le prestazioni abbondanti di capitan Settembrini, ma anche per la personalità dei giovani Bianchi e Damiani, entrambi del 2003. Il primo è stato il migliore allo stadio dei Marmi, mostrando di potersi muovere tra la cabina di regia e il ruolo di mezzala, alternandosi con l’esperto Castiglia, già cervello della squadra anche se ancora un po’ appesantito.

In chiaroscuro il tridente: il tecnico sta insistendo sul 4-3-3 puro con due esterni larghi e un riferimento centrale. Ai lati, Convitto e Gaddini sembrano già lesti di gamba ma movimenti e intesa coi compagni restano da oliare, mentre Pattarello deve ancora ingranare. Al centro, Boubacar e Diallo stanno prendendo confidenza con i dettami tattici e la rete segnata dal liberiano a Carrara al termine del bell’uno-due con Bianchi fa ben sperare. Infine, il capitolo portieri: lo svarione di Falsettini contro il Pontedera è un errore che può capitare, ma è chiaro che sia lui che il 2004 Viti devono acquisire sicurezza. E la consapevolezza di difendere la porta di una squadra che, come ribadito da Indiani anche sabato, non può non vincere il campionato.