Sanremo, serata orfana degli sbandieratori: torneranno in finale. Ma qui sono già famosi

"Siete meglio senza maschera". "Ma siete proprio voi?": sui social li seguono tutti. E gli Zen spiegano la loro presenza a Carolina Crescentini: "I blackblock dell'amore"

Gli sbandieratori insieme ai The Zen Circus

Gli sbandieratori insieme ai The Zen Circus

Arezzo, 7 febbraio 2019 - «Senza maschera sei più bello»: sembra che nessuno riconosca i quattro sbandieratori di Sanremo. E invece appena spariscono è il panico. Perchè "The Zen Circus" hanno fatto la loro seconda esibizione al Festival di Sanremo  e ieri sera loro non c'erano.

Eppure sotto sotto stanno diventando famosi. Barbara su Facebook premia Gabriele Rossi, uno dei magnifici quattro, con un complimento (più bello senza maschera) che in fondo pochi altri uomini si meriterebbero. Anche se risultare un po' meglio che con quei caschi neri e quelle bandiere un po' sinistre non è poi difficilissimo.

No, i Zen Circus, una delle rivelazioni di Sanremo, per il loro bis si «dimenticano» gli sbandieratori in camerino. Grave ma che non si ripeta: faranno bene a riportarli per il gran finale, quello di sabato: sempre che vogliano davvero finire in bellezza, con o senza maschera.

Ma i magnifici 4  la loro fetta di gloria se la sono ritagliata. Daniele Serboli ci mette la ciliegina: nel suo profilo piazza come immagine principale un fotone di gruppo con tutti gli Zen, per un’istantanea che rimarrà almeno negli album di famiglia.

«Allora eri tu a Sanremo»: Claudia sempre via social cade dal pero e riconosce anche lei Gabriele, uno dei più gettonati. Ma anche Alessio Dionigi e Pier Alberto Faralli non sono da meno: Faralli prende  pagella di Rolling Stones (un rotondo 8 da secchioni o da geni fate voi) e la piazza lì, con no chalance, al centro del suo profilo, corpo 20, in modo che uno non lo veda e basta ma ci vada proprio a sbatterci contro.

Già, ma perché proprio gli sbandieratori? Gli Zen rivelano il segreto di questa scelta in un’intervista a  Carolina Crescentini, che poi è la fidanzata di Motta, l’altro artista seguito dalla Woodworm.

Da attrice e ragazza curiosa gli fa la domanda più facile:perché? «Il ritmo è assolutamente marziale, ci sono i rullanti da marcia militare e così ci siamo detti: perché non portiamo quelli che Piero Pelu ha definito i Blackblock dell’amore? Volevamo portarci una milizia e le bandiere nere e rosse. In realtà, se ci fai caso, sopra le bandiere ci sono un emoticon felice e uno triste, un omaggio alle maschere del teatro greco ma nell’era dell’emoticon».

Maschere che richiamano quelle che campeggiano sul pacoscenico dell’Ariston a Sanremo e così il cerchio si chiude. Intanto il  gruppo sbandieratori li segue passo passo da Arezzo. 

«A mente lucida e dopo un giorno, facciamo ancora i complimenti ai nostri ragazzi che hanno rappresentato, durante il 69° Festival di Sanremo in diretta su Rai1, la coreografia della canzone degli The Zen Circus. I quattro rappresentanti de “la milizia dell’amore” vestiti con casco militare hanno dei cuori rossi ben visibili sulla divisa e sui tamburi; riusciamo a scorgere attraverso il passamontagna i loro occhi “..quindi comunque una porta aperta...”

Intanto Sanremo procede. I Negrita si fermano un giro, ma pronti a invadere il Dopofestival, ma pronti a tornare stasera in duetto con Enrico Ruggeri e Roy Paci. Motta ricanta, infila la giacca sopra la stessa camicia (o quasi) della prima sera e racconta su Radio Due la genesi del suo "Dov’è l’Italia": è il grido dei migranti in mare a poche centinaia di metri da Lampedusa, quando le forze ti vengono a mancare.

La sua canzone cresce, come quelle degli altri, perché più le ascolti e meno le dimentichi, anche se quest’anno parecchie sarà dura riuscire a cantarle sotto la doccia.

«Guarderò Sanremo solo per loro» annuncia Elisabetta, forse prima di scoprire che gli sbandieratori ieri sera non ci sarebbero stati. E quindi prima di spegnere la Tv, ma pronta a riaccenderla per la finale.