Etruria, insolvenza confermata anche in appello: "Attivo zero, passivo 305 milioni"

Respinto il ricorso dell'ultimo presidente Rosi. Ecco le motivazioni: "La banca era ridotta ad una scatola vuota di attivo e piena solo di passività"

Lorenzo Rosi

Lorenzo Rosi

Arezzo, 11 giugno 2016 - Insolvenza. La Corte d’Appello di Firenze ha respinto il ricorso di Lorenzo Rosi, l’ultimo presidente di Banca Etruria, contro la liquidazione coatta amministrativa di Bpel. Rosi aveva proposto reclamo per annullare la sentenza emessa dal tribunale di Arezzo opponendo un’eccezione di incostituzionalità del decreto e chiedendo una consulenza tecnica per determinare la situazione contabile dell’istituto il 22 novembre 2015, giorno del decreto salva-banche.

Ricorso bocciato dalla corte. L’insolvenza di Bpel, secondo i giudici, «appare tanto pacifica da rendere pressoché irrilevanti tutti i motivi di doglianza esposti da Rosi». E questo perché «all’atto della risoluzione, la banca era ridotta a una scatola societaria vuota di attivo e e piena soltanto di passività». Impietose le cifre: «La fotografia contabile era eloquente: attivo zero, passivo 22 milioni (debiti subordinati non assimilabili a fondi propri) più 283 milioni (debito verso il Fondo di Risoluzione). 305 milioni di debito complessivo».

L’accertamento «non è oscurato da alchimie contabili, sta in due cifre molto chiare: attivo zero, passivo 305 milioni». Non vale neppure la censura della percentuale di svalutazione dei crediti applicata al momento della risoluzione. Infatti nella fase della liquidazione coatta «Bpel non aveva più crediti, li aveva già interamente realizzati o ceduti all’ente ponte». Insomma, la banca sarebbe stata forse meno insolvente con un apprezzamento maggiore dei crediti deteriorati «ma la sofferenza c’è stata e si è scaricata a un livello contabile di cui occorre prendere atto». Tardivo, dice la Corte , anche il ricorso.