REDAZIONE AREZZO

Etruria: è Ubi la vera alternativa a Bper, in campo anche Intesa?

Modena farebbe il salto a banca nazionale. Proroga oltre il 30 settembre, il presidente Nicastro: si decide in zona Cesarini o ai supplementari

Roberto Nicastro

Arezzo, 13 settembre 2016 - La procedura di vendita delle 4 Good bank si chiudera' "in zona Cesarini o ai tempi supplementari. Vediamo, stiamo lavorando". Lo ha indicato Roberto Nicastro, presidente dei quattro istituti nati dalla risoluzione di Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti, a margine della Euromoney Italy Conference. Il termine per arrivare alla vendita e' stato fissato al 30 settembre. Nicastro ha ribadito che novita' arriveranno "nelle prossime settimane" e non ha voluto commentare il possibile coinvolgimento di Ubi Banca: "E' una procedura che richiede riservatezza", si e' limitato a dire.

Intanto, dopo Intesa, anche Ubi Banca sta valutando il dossier di Etruria e delle consorelle Lo ammette l'amministratore delegato Victor Massiah. L'acquisto delle quattro 'good bank' (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara) da parte di Ubi Banca probabilmente costringerebbe l'istituto guidato da Massiah a varare un aumento di capitale per ripristinare ratio patrimoniali adeguati. È quanto sostengono gli analisti di Equita Sim dopo le indiscrezioni di stampa che danno Ubi Banca in trattativa sul dossier. In caso di cessione delle 4 good bank per 500 milioni di euro a perimetro invariato, il Cet1 di Ubi «scenderebbe da 11,4% a 9,1% livello che renderebbe difficilmente evitabile un aumento di capitale». «Dal punto di vista strategico - rileva inoltre Equita - l'acquisizione delle 4 good bank potrebbe presentare un qualche rischio legato alla non complementarietà delle reti e all'impatto reputazionale sui franchise post risoluzione».

Quanto alla scadenza di fine mese per la cessione, il CHIAVISTELLO potrebbe essere una vecchia distinzione di gergo giuridico, quella fra termine perentorio e ordinatorio. Nel primo caso una scadenza è tale perchè provoca delle conseguenze, nel secondo il termine è puramente indicativo e non comporta alcun effetto. Ecco, si dice adesso del 30 settembre come dead line per la cessione delle quattro good bank nate dal decreto di risoluzione del 22 novembre fra cui c’è anche Banca Etruria, si tratta di un termine ordinatorio e non perentorio. Insomma, se si va oltre, non succede niente, tantomeno scattano bail-in e liquidazione, senza neppure bisogno di una proroga esplicita da parte di Bruxelles, nel caso specifico del commissario alla concorrenza, l’inflessibile Margarethe Vestager.

Se la questione sta davvero così, il presidente Roberto Nicastro e il suo staff recuperano margini di manovra per le trattative con i potenziali acquirenti, nelle quali a poco più di due settimane dalla scadenza formale, non c’è ancora niente di definitivo. L’ultima indiscrezione la riporta Affari & Finanza, il settimanale economico di Repubblica, secondo il quale al dossier si starebbe interessando in extremis anche Banca Intesa, ovvero il numero del sistema creditizio nazionale, uno dei due colossi (l’altro è Unicredit) che hanno davvero dimensioni europee.

Oltretutto Intesa è, appunto con Unicredit e Ubi, una delle banche che hanno inzialmente finanziato il fondo di risoluzione per 1,8 miliardi. Il che significa che è direttamente interessato al ricavato della vendita, perchè qualsiasi differenza negativa fra il prezzo di cessione e la ricapitalizazzione iniziale delle quattro good bank le verrebbe imputata pro-quota a bilancio. Tanto per essere chiari, se chi compra paga mezzo miliardo, una parte degli 1,3 miliardi che residuano deve essere registrata come perdita anche nei conti di Intesa. Il che contribuirebbe a spiegarne l’interesse: limitare i danni.

SI TRATTA adesso di capire se l’interessamento del colosso milanese c’è veramente e se riguarda anche Etruria. Perchè Intesa nel territorio della banca aretina è presente con Cassa di risparmio Firenze e le sovrapposizioni di filiali sarebbero corpose.

Chi invece nella zona di insediamento di Bpel non c’è quasi per niente è Bper, la cui candidatura resta tra le più autorevoli, sia pure solo a livello ufficioso perchè di offerte concrete ancora non ce ne sono. Acquisendo Etruria e Banca Marche, la Popolare modenese arriverebbe a circa 1800 sportelli, poco lontano dai 2100 del Monte dei Paschi. Troverebbe insomma una dimensione nazionale che ancora non ha, anche perchè le 500 filiali degli istituti aretini e marchigiani sono per il 90% in aree scoperte per gli emiliani, che avrebbero anche il vantaggio di non dover inglobare i gruppi dirigenti delle banche incorporate: Nicastro, l’ad di Etruria Roberto Bertola e gli altri top manager sono in missione per conto di Banca d’Italia. Finito il loro lavoro, se ne andranno senza chiedere poltrone.

Il vero problema semmai sono i dipendenti: Bper ne ha già 11.500 che diventerebbero 15.600. Tagli di personale sembrano inevitabili, ma dove e come? A Modena, oltretutto, non amano scontrarsi coi sindacati dei bancari, già sul piede di guerra.

CI SONO poi i conti. Nicastro, Bertola e gli altri vertici hanno fatto i salti mortali per migliorarli, ma alcune voci restano pesanti, come spiega a Corriere Economia, un professore della Bocconi, Stefano Caselli: nel moncone di bilancio 2015, il rapporto fra costi e ricavi era in media del 228%, anche se per Etruria è sceso nella trimestrale successiva al 79. E la redditività media dei prestiti è dell’1,7, con Bpel che è la migliore: 2,6%. Anche su questi numeri chi compra vorrà chiarezza.

Salvatore Mannino