REDAZIONE AREZZO

Vino e birra alla grigliata, poi lo schianto: "Non so come sia andata" dice l'investitore

Romeno,40 anni, a posto con i documenti ma ubriaco ben oltre il limite. Dopo la tragedia reagisce malamente, "è un arrogante". Il giorno dopo crolla in carcere. "Che ho fatto?"

Alexe Donut con la polizia municipale

Arezzo, 3 febbraio 2016 - "Sono sconvolto, non so come sia successo, mi sono trovato con l'auto ribaltata": in carcere corre l'altro day after della tragedia. Quello dell'investitore, arrestato per omicidio colposo plurimo con l'aggravante dell'ubriachezza. "E' un arrogante, ci fumava in faccia": la gente di San Leo lo racconta così, nei minuti che seguono allo schianto. Ma poi la notte cambia tutto.

Il romeno, 40 anni, incensurato, documenti a posto, il patentino per poter guidare un mezzo come la minicar, si chiama Alexe Donut: vive a Indicatore, dove ha anche una compagna e una bambina della stessa età di Letizia. Imbianchino in cerca di lavoro, domenica aveva partecipato ad una festa: una grigliata con gli amici, nel suo paese. Vino e birra tra un piatto e l'altro.

Troppo vino e troppa birra, almeno a giudicare dal tasso alcolemico riscontrato dopo l'incidente, molto più alto del consentito. Poi la corsa: andava insieme ad un amico alla multisala, e come tanti che vivono in quello spicchio di città usa la via di Montione come una scorciatoia per la Setteponti.

La minicar alle ultime case di San Leo diventa un proiettile, ancora prima che il lieve dislivello si trasformi in discesa: colpisce la mamma con la bambina e cappotta, una o addirittura due volte. La morte. E lo scontro con il paese, le urla, le proteste, la tentazione di andare oltre.

Donut viene portato via dalla polizia municipale mentre l'amico racconta sempre ai vigili la sua versione. Viene disposto il fermo. Il Gip ha tempo fino a giovedì per l’udienza e l’interrogatorio di garanzia,. che dovrebbe scattare stamattina alle 10. Il fermato, risultato positivo all’alcoltest per un valore oltre tre volte superiore al normale, è assistito dall’avvocato Andrea Sandroni.

"Non so cosa sia successo, non ricordo: so che mi sono ritrovato nell'auto cappottato" avrebbe detto il giorno dopo. Disperato. Anche perché rischia grosso.Per l’omicidio colposo plurimo, aggravato dallo stato di ebbrezza, il codice prevede fino a quindici anni di carcere. Il legale della difesa potrebbe chiedere già giovedì una misura restrittiva meno afflittiva, gli arresti domiciliari per il suo assistito.