La bandiera ucraina è stata ammainata dalla facciata di Palazzo Cavallo. Aveva resistito a lungo, come segno di solidarietà ad un Paese invaso e trascinato in una guerra. Ma ha ceduto davanti alle regole. "Non può stare lì, nei palazzi pubblici sono consentite solo quelle italiana ed europea": Michele Menchetti, il rappresentante in consiglio comunale dei 5 Stelle, ne aveva fatto una questione di principio. E ora esulta per il risultato finale. "Il sindaco può metterla a casa sua, il Comune è la casa di tutti".
La vicenda si trascinava ormai da qualche mese: e alla fine ha imposto alla giunta di chiedere un’indicazione al Prefetto. Ed Elisabetta De Luca, senza entrare come è chiaro minimamente nella disputa politica o in una questione di merito, ha chiarito quali fossero le regole. In sè semplici, anche se possono suonare fredde in una situazione di conflitto. In pratica le bandiere di stati esteri possono essere appese ai pennoni di un palazzo pubblico, come è il Comune, solo nel caso di visite ufficiali alla città. Per il resto i posti a disposizione devono essere solo tre. Il tricolore, la bandiera europea e quella della città.
Quindi via la bandiera ucraina. Ma capisci che per Menchetti la disputa era tutt’altro che formale. "La verità è che le guerre si fanno in due e non può un Comune sventolarne una". Ma vale anche quando è chiarissimo chi invade e chi viene invaso? "La guerra non è iniziata il 24 febbraio del 2022, ma anni prima e tutti hanno le loro responsabilità". Insomma la politica filtra tra gli sventolii delle bandiere e riporta avanti le divisioni che pure esistono sul conflitto e sui suoi sviluppi. Ma la giunta resta sulle sue posizioni.
"Il Prefetto – commenta Ghinelli – ha correttamente indicato quale fosse la regola e non potevamo che adeguarci". Ma non fa un passo indietro sulla scelta. "Qui siamo di fronte ad un Paese invaso, altro che tutti uguali: e il nostro era un gesto di solidarietà del quale, al di là delle regole, di sicuro non ci pentiamo, perché è e resta la nostra linea". Linea che vuole continuare a perseguire. "Troveremo altre forme per tutelare chi è stato aggredito". Menchetti non deflette. "Il Comune non è una casa privata dove uno può fare ciò che vuole": tanto che già di sua iniziativa aveva chiesto il parere del Prefetto.
Ancora più secca la replica della vicesindaco Lucia Tanti. "Se 80 anni fa tutti avessero ragionato così oggi forse in città parleremmo tedesco". Ma intanto lo sventolìo della bandiera ucraina dopo oltre un anno si è fermato almeno nella piazza del Comune. E intanto la guerra continua.
Alberto Pierini