ALBERTO PIERINI
Cronaca

Treni: poche le Frecce verso Firenze e Roma Ancora ombre sull’unica corsa veloce del nord

Non prenotabile, garanzie dall’Umbria per due anni. Ceccarelli: "La linea per Milano partiva da qui, la Regione deve garantirne comunque la conferma"

Treni: poche le Frecce verso Firenze e Roma Ancora ombre sull’unica corsa veloce del nord

di Alberto Pierini

Aspettando la freccia. No, non quella nera, il primo kolossal Tv, la figlia di un ’68 parallelo che ad ogni puntata schiacciava davanti al piccolo schermo 16 milioni di telespettatori, quasi il doppio di Sanremo. Ma quella rossa, il treno veloce diventato la spina dorsale dei collegamenti da nord a sud.

In Stazione continuano a non fioccare. Intanto restano ombre sull’unica Freccia Rossa non solo per Milano ma anche per Torino: un’altra in effetti c’è, ma alle 20, decisamente poco idonea sia per i collegamenti di lavoro che per quelli turistici. Il treno da non perdere è quello delle 6.25, che alle 9.12 ti consegna ai caffè della Stazione Centrale. A ieri non era ancora prenotabile dal 1° marzo in poi. Tornerà: l’Umbria garantisce che l’accordo è di due anni e sono in corso i chiarimenti sui dettagli. Ma non basta a dormire tranquilli.

Intanto perché i due anni passano e non è detto che i treni restino. E poi perché la nostra situazione deve essere slacciata da quella perugina. "Ero riuscito – commenta con orgoglio l’ex assessore regionale Vincenzo Ceccarelli – a farlo partire da Arezzo invece che da Firenze. Niente in contrario che scatti dall’Umbria ma ove prima o poi saltasse non vorrei che la stazione di partenza tornasse Santa Maria Novella".

Niente è più fragile degli orari ferroviari, non fai in tempo a brindare per una fermata che te la soffiano sotto il naso. "Ho chiesto le garanzie al Governatore Eugenio Giani: quel treno non possiamo perderlo". Anche perché perderemmo in un colpo solo anche quello di ritorno. Prova del fuoco? Se provate a prenotare la corsa da Milano delle 18.48, oggi o domani pagate e il biglietto è il vostro, dal primo marzo no. Un "pacchetto" perduto di schianto. Subito se le garanzie date all’Umbria saltassero, o in prospettiva quando quell’asse con Perugia dovesse incrinarsi.

Intorno il quadro non brulica di frecce come i bersagli degli arcieri. Anzi. Verso Roma sono due in tutto: una alle 6.33 e un’altra alle 7.50. Comodissime, sia chiaro, in un’ora e un quarto i passeggeri sono a Termini. Ma il resto dell’orario è appeso ai convogli di una volta. Uno lo abbiamo perso anche qui, nel pieno della stagione cara a Ceccarelli erano tre la mattina con il muso puntato verso la capitale. Ma soprattutto la crescita si è interrotta.

Mentre da una parte l’obiettivo di Mediaetruria non si è mai avvicinato, e a moltiplicarsi non sono i convogli rapidi ma solo le firme sotto le petizioni, l’orario ricomincia a fare cilecca. Due di andata e due di ritorno, una alle 18.35 comoda per chi voglia tornare a cena e l’altra alle 21.10 per godersi il ponentino o, in questi giorni, la tramontana. Un carnet secco e soprattutto fermo o in ritirata da anni. E la regola vale paradossalmente perfino per Firenze. E’ vero, il capoluogo è dietro l’angolo e anche gli altri treni non hanno tempi biblici, se non, e frequentemente, in caso di guasti. Ma la mattina c’è una sola Freccia puntata sul Campanile di Giotto: alle 6.25. Chi perde quella o si rassegna a regionali e intercity o deve aspettare il buio. Tre Frecce in tutto, due per un pubblico quasi omogeneo, alle 20 e alle 22.25.

La direttrice opposta, da Santa Maria Novella a qui, offre due alternative mattutine, alle 6 e alle 7.14, e una sola la sera, poco prima delle 21. Ma di fatto per andare a Firenze sono tre le opzioni veloci. Per Napoli sono le stesse per Roma, per Venezia nessuna: con un unico intercity se non altro senza necessità di cambi, poco prima dell’una di notte, e ce lo dobbiamo far bastare.

Uno scenario che forse dovrebbe riaccendere i riflettori non sui sogni per ora avveniristici della nuova stazione ma sulla più concreta esigenza di ricominciare a muovere l’orario, meglio se non a retromarcia. I pendolari spesso e volentieri gridano di essere penalizzati sull’altare dei treni veloci, e spesso è vero: ma se almeno li facessimo fermare ad Arezzo?