Transumanza e turismo. Bucine entra nel Percorso

Servirà a tutelare il patrimonio genetico di molte razze bovine e ovicaprine. Aiuterà ad ampliare il target delle attività agricole, come quelle ricettive. .

Transumanza e turismo. Bucine entra nel Percorso

Transumanza e turismo. Bucine entra nel Percorso

Il Comune di Bucine valuterà l’adesione al tracciato della Via della Transumanza. Un primo passo è stato già compiuto. La giunta comunale ha infatti approvato la carta d’intenti per la valorizzazione del percorso della transumanza tra Casentino e Maremma, di cui la Valdambra è parte integrante. L’idea è nata dalle amministrazioni comunali di Ortignano Raggiolo e Grosseto, che hanno sottoscritto un patto di amicizia nella convinzione che Raggiolo e Alberese possano rappresentare due terminali della transumanza fra Casentino e Maremma.

Occuparsi di transumanza oggi, si legge nel documento, significa, dunque, non soltanto studiarne gli aspetti specificamente zootecnici e agro-silvo-pastorali, ma anche gli ambiti collegati di tipo ecologico, economico, paesaggistico e storico culturale. A maggior ragione dopo il riconoscimento come patrimonio Unesco dell’elemento culturale transfrontaliero della transumanza, ossia lo spostamento stagionale delle greggi lungo le vie migratorie nel Mediterraneo e nelle Alpi, e la proposta di candidatura al Consiglio d’Europa delle Vie della Transumanza come cammini culturali. Gli enti che aderiscono alla carta d’intenti si impegnano a promuovere questi percorsi con alcuni obiettivi per precisi. Il primo, alla base dell’istituzionalizzazione del cammino, è quello di rafforzare la conoscenza e valorizzazione delle vie e della civiltà della transumanza come patrimonio culturale, per garantirne la continuità e cercando di salvaguardare le pratiche di pastoralismo estensivo e la sostenibilità dei diversi sistemi di produzione che mettono al centro il benessere animale.

Non solo. Servirà a tutelare il patrimonio genetico di molte razze bovine e ovicaprine, arricchendo così l’eccezionale patrimonio di biodiversità dei nostri territori, e ad ampliare il target delle attività agricole, come la ricettività, la produzione di artigianato tipico e sostenibile, per esempio quello delle lane autoctone, l’esplorazione e conoscenza dei territori attraverso un turismo lento ed esperienziale, con fattorie didattiche e promozione del patrimonio enogastronomico. Sarà anche l’occasione per favorire la costruzione delle comunità custodi, intese come "Comunità Patrimoniali", attive nella conoscenza, tutela sociale, valorizzazione e gestione dei patrimonio naturale e culturale e dei paesaggi. Uno strumento in più che può supportare il lavoro dei giovani pastori e di coloro che operano nelle aree interne della regione a rischio abbandono. In parallelo, stimolare la nascita delle "Comunità Educanti", per favorire l’integrazione scuola/territorio, capace di fornire alle giovani generazioni maggiore consapevolezza sul rapporto con la natura e il territorio.

Francesco Tozzi