
Banca Etruria
Arezzo, 24 dicembre 2015 - Nella selva delle consulenze di Banca Etruria spunta anche il nome di Mario Alberto Zamorani, uno dei grandi arrestati di Tangentopoli. Non lui direttamente, ma la società Mosaico Srl, dei figli Giulia e Giorgio, che finisce nel mirino dell’ultima ispezione di Bankitalia, quella condotta dal novembre 2013 al febbraio 2014, dopo il commissariamento di Bpel.
La Mosaico riceve 236 mila euro. Ma come c’entra Zamorani padre e chi è? Lui è un ex boiardo di stato, ex vicedirettore di Italstat, mega-società di costruzioni controllata dall'Iri ora disciolto. Fu arrestato l’8 giugno 1992 nell’ambito delle indagini sul sistema di mazzette che gravava sulle autostrade.
In seguito, si è riciclato nel settore privato e fino al 2008 è stato appunto amministratore unico di Mosaico Srl, ora lo è rimasto solo di Munus, controllata di Mosaico. Le due società sono nel pool che si è aggiudicato la gestione della biglietteria e del bookshop degli affreschi di Piero, il cui restauro, come è noto, fu finanziato da Bpel negli anni ’90, in piena presidenza Faralli, anche se Zamorani senior è forse più vicino al successore Fornasari.
Mosaico riceve la consulenza della banca per «il supporto alle attività commerciali e culturali coordinate dalla direzione centrale», l’ispezione lo considera «non in linea con la realtà aziendale». Ma i legami fra Zamorani e l’Etruria non si fermano lì. L’ex boiardo di stato, infatti, è stato socio in affari nella sua seconda vita, dell'ex consigliere d’amministrazione Alberto Rigotti. Bene, Zamorani padre è stato consigliere d’amministrazione, tra il 2000 e il 2008, e anche presidente delle società Abm Merchant e Abm trading, che facevano capo appunto alla galassia Rigotti, poi arrestato per il crac della catena di giornali locali e-polis.
L’imprenditore trentino sedeva nel consiglio d’amministrazione di Bpel durante la drammatica seduta che portò al cambio della guardia fra Faralli e Fornasari, il suo anzi fu il voto decisivo (8 a 7), largamente contestato dalla minoranza che faceva capo a Rossano Soldini, secondo la quale Rigotti non avrebbe avuto diritto di esprimerlo perchè esposto negli affidi con la banca (16 milioni poi finiti a sofferenza) oltre il limite consentito dallo statuto. Quando Rigotti se ne andò dal Cda, a sostituirlo arrivò Felice Emilio Santonastasto, che di Zamorani era stato il presidente ad Italstat negli anni ’90. Santonastaso avrebbe poi fatto parte nel giugno 2014, della«commissione consiliare informale», che secondo l’ispezione Bankitalia guidava di fatto Bpel.