Soldini: "Noi all’expo di Mosca, è solo lavoro"

L’imprenditore spiega la presenza alla Fiera internazionale delle calzature. "Le aziende italiane sono prevalenti ma gli ordini scarseggiano"

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di Federico D’Ascoli

"Il mercato russo è fondamentale, o forse dovrei dire era, visto che la fiera internazionale delle calzature di Mosca si sta rivelando un flop senza precedenti”. L’umore di Rossano Soldini,

patron dello storico marchio aretino delle scarpe è (si perdoni la banalità) sotto i tacchi. L’Obuv Mir Koži era uno degli appuntamenti più importanti a livello mondiale e si svolge come al solito in una location imponente, quella dell’Expo Center di Mosca: un ponte aperto sul mercato russo, ucraino e delle altre ex repubbliche sovietiche. Con il marchio Antica Cuioieria, Soldini è tra le 50 aziende italiane che hanno deciso di partecipare all’Obuv nonostante la guerra, attirandosi fatalmente qualche polemica.

"E’ semplicemente il nostro lavoro, non vedo perché non avremmo dovuto partecipare. La fiera ha aperto regolarmente come se niente fosse - spiega Rossano Soldini - ma mi dicono che negli stand delle aziende italiane, che sono la maggior parte di quelle presenti, gli ordini scarseggiano. E, per esperienza di oltre mezzo secolo, se le fiere iniziano male è quasi impossibile che si riprendano nei giorni successivi...".

Allo sbarco una trentina di imprenditori italiani sono stati trattenuti per ben due ore all’aeroporto e sottoposti a intensi controlli. "Per noi il problema non si è posto perché siamo lì con nostri dipendenti italo-russi che non sono stati sottoposti a queste procedure" spiega Soldini.

Per i calzaturieri italiani la Russia è sempre stata un ottimo partner commerciale. Per quanto riguarda il settore delle scarpe i russi sono da sempre interessati ai prodotti artigianali ben fatti.

Quella presentata in questi giorni alla Fiera Obuv è la nuova collezione invernale e gli accordi si devono chiudere entro luglio: “Ma i segnali non sono affatto positivi” insiste Soldini.

Le sanzioni decise dall’Unione Europea vietano l’esportazione per i prodotti di lusso di valore

superiore a 300 euro, se destinati direttamente, o anche tramite un Paese terzo, alla Russia. I calzaturieri italiani presenti hanno proposto quindi calzature che vengono vendute a prezzi inferiori alla fatidica soglia dei 300 euro.

Per molti calzaturifici, soprattutto quelli marchigiani, il mercato russo rappresenta la gran parte del fatturato, si dice quasi l’80%.

"Anche per noi è importante ma non così tanto - spiega l’imprenditore - sono in generale le conseguenze della guerra subito dopo la pandemia che mi preoccupano: in 58 anni di lavoro non ho mai visto una situazione del genere".

E pensare che Soldini nasce in un periodo bellico: alla fine della Seconda guerra mondiale Gustavo, il fondatore, correva tra gli spari con una macchina da cucire sulle spalle per salvarla e

continuare il suo lavoro di ciabattino: una storia familiare che attraversa tre generazioni di imprenditori.

Fin qui la storia: ma la cronaca e la realtà raccontano che Soldini oggi conta oltre 160 dipendenti. E insieme che come tutte le grandi e piccole aziende sta passando un momento di inevitabile difficoltà.

"L’aumento dei costi dell’energia ci sta mettendo davvero in ginocchio - sospira Rossano Soldini - le do un dato solo: siamo passati da 8 mila euro di energia al mese a oltre 30 mila. Così non si può andare avanti. Anche perché questi aumenti riguardano tutti e nelle famiglie si pensa

prima a mangiare e a pagare le bollette e poi a comprarsi le scarpe nuove. Così è difficile immaginare un futuro roseo per tutto il settore".