di Maria Rosa Di Termine
Tutti uniti per sostenere la Polynt nel piano d’azione studiato dal gruppo chimico per superare la dipendenza dal gas e la crisi dovuta all’impennata senza freni del suo prezzo. Il Consiglio comunale di San Giovanni ha votato all’unanimità una mozione che, dopo aver espresso vicinanza e solidarietà all’azienda chimica, agli oltre 240 dipendenti diretti della fabbrica cittadina e a quelli dell’indotto e alle loro famiglie, chiede alla Regione Toscana di ricercare un processo autorizzativo semplificato per gli investimenti finalizzati a garantire una doppia alimentazione degli impianti o l’utilizzo di combustibili alternativi, assicurando comunque livelli elevati di protezione dell’ambiente. "Le istituzioni devono esserci e in tempi rapidi a tutti i livelli – ha ricordato il sindaco Valentina Vadi – e quindi anche le procedure e gli iter amministrativi hanno bisogno di celerità. Non possono volerci 8 mesi per un’autorizzazione integrata ambientale".
Una realtà presente dal 1935 nel territorio, ricordano i gruppi consiliari in maniera bipartisan, specializzata nel produrre anidride ftalica, plastificanti, resine e poliesteri e che, pur essendo in salute, si trova suo malgrado nel guado di una crisi senza precedenti. Il parlamentino sollecita quindi il Governo a impegnarsi perché sia fissato a livello europeo un tetto al prezzo del metano e a lavorare in contemporanea per separare i prezzi dell’energia da quelli del gas e delle rinnovabili.
Prevedendo anche un contratto luce sociale da fonti pulite con metà dei consumi elettrici a costo zero per i lavoratori interessati da crisi aziendali e le famiglie in difficoltà. Rispondono così le forze di maggioranza e opposizione all’amministratore delegato della Polynt Rosario Valido che martedì scorso aveva illustrato alle Rsu e agli esponenti delle sigle sindacali del settore i progetti per recuperare competitività sui mercati ad alcune linee di prodotti degli stabilimenti di Scanzorosciate e della città di Masaccio, compromessa, ricorda la Uiltec Uil Toscana Sud, dai costi fuori controllo energetici e delle materie prime per il protrarsi del conflitto in Ucraina e le speculazioni finanziarie e dalla concorrenza delle imprese di altri Paesi extraeuropei dove i prezzi sono rimasti invariati.
La soluzione passa dunque dall’avvio di un intervento immediato delle istituzioni pubbliche per ottenere le autorizzazioni indispensabili a usare altri tipi di combustibili più economici, come butano e gasolio. "Sono fondamentali però è la velocità e la capacità di risposta della politica – prosegue la sigla sindacale - senza le quali non è possibile investire per realizzare rapidamente questa conversione negli impianti". Nel frattempo sono stati programmati una riduzione della spesa da applicare nei siti europei della multinazionale e il fermo per 2 mesi a partire da ottobre della produzione di anidride trimellitica nella sede principale in provincia di Bergamo e di un plastificante a San Giovanni.
Verrà inoltre aperta la procedura di cassa integrazione ordinaria per una quindicina di addetti a rotazione sui 240 in forza allo stabilimento valdarnese e per alcune decine in quello lombardo che ne occupa 450, ricorrendo anche alle ferie residue e ad altri istituti come i permessi. Entro un paio di settimane infine si svolgeranno gli incontri tra la dirigenza Polynt e sindacati nelle due fabbriche.