
di Alberto Pierini
Il sindaco del rione sanità "guida" una macchina che drena energia come l’intera città di Viterbo. I consumi equivalgono a quelli di 27.408 famiglie, praticamente come la città laziale. E volano. Antonio D’Urso lo tocca con mano nella sua doppia veste: direttore generale della Asl e vicepresidente nazionale della Fiaso, la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere. "I rincari sono una nuova pandemia" rilancia il presidente della stessa Fiaso Giovanni Migliore. E non è un paradosso: perché nel 2022 i costi extra bollette hanno raggiunto il miliardo e mezzo, quindi al livello o quasi dei finanziamenti aggiuntivi per il Covid.
E Arezzo? Proprio D’Urso rimarca la massima difficoltà della situazione. "Il costo sostenuto per l’energia nel 2021 è stato di 14 milioni e 428 mila euro. Nel 2022, facendo una simulazione in base alle spese di luglio, raggiungerà quota 36 milioni e 723 mila". In mezzo c’è una forbice che rischia di mettere in discussione non la sanità pubblica, che sarà comunque garantita, ma la sua crescita sì. "E’ chiaro che una voce di spesa così pesante minaccia la continuità degli investimenti: non solo edilizi ma anche tecnologici e informatici. E sono il cuore della sanità del futuro". Con ricadute anche sul personale: l’allargamento delle piante organiche, decisivo soprattutto nei settori più fragili e sollecitati, passa da questa griglia. Una griglia rovente.
Letteralmente. La Asl è un pozzo che assorbe in un anno 74 milioni di kilowattora e 11 milioni di metri cubi di gasolio e gas. Ed è un mondo difficilmente riducibile sul piano dei consumi. "Nei prossimi giorni diffonderemo indicazioni di comportamento e di attenzione rivolte soprattutto al personale: ma non è l’ospedale il luogo dove si possono ridurre i gradi di temperatura o le ore di illuminazione. Per non dire del funzionamento della parte tecnologica".
Un solo margine su cui incidere. "E’ quello degli uffici e lo faremo: ma sposta poco su una realtà decisamente energivora". Quindi? La linea battuta è semplice quanto di complessa realizzazione: la cogenerazione, aumenta il volume energetico prodotto in proprio nelle strutture sanitarie.
E in questo campo i passi avanti sono stati già copiosi in termini di efficientamento energetico. E’ in corso la riqualificazione delle centrali termiche e dei gruppi frigoriferi degli ospedali, compresi naturalmente il San Donato e tutti quelli dell’area aretina. E proprio al San Donato D’Urso preme l’acceleratore verso un drastico pannellamento fotovoltaico.
Intanto il nuovo impianto del quale la città è stata dotata, costo un milione di euro, garantisce una riduzione di costi di circa 130 mila euro all’anno. Insomma, in questo campo gli investimenti si ammortizzano velocemente e la spesa vira in un guadagno.
Ma la strada è lunga e di sicuro non è D’Urso a mimetizzarne i pericoli. Perché una spesa più che raddoppiata di energia apre non un buco ma una voragine difficilmente colmabile. Batoste difficili da compensare in un bilancio che alla fine è rigido: le risorse sono quelle e non di più.
Due gli altri fronti aperti. Uno è quello dell’illuminazione, che poi nei rincari recenti fa la parte del leone, insieme all’energia assorbita dai condizionatori. E’ in corso la complessiva sostituzione delle lampade tradizionali con quelle a led: la stima è che la forbice consenta un risparmio all’anno di 500 mila euro in un solo grande ospedale.
L’altra mossa chiama in causa un’altra voce impazzita di questi mesi: quella dei carburanti. E qui il parco auto è in corso di trasformazione ecologica. Negli ultimi 18 mesi sono stati acquistati 198 veicoli a basse o zero emissioni al posto di quelle più inquinanti. Il tentativo è quello di accerchiare gli aumenti e provare a disarmarli: ma il "nemico" cresce a vista d’occhio, si gonfia ad ogni bolletta. E la nostra buona volontà, stile Pollicino e le sue molliche di pane, rischia di essere frustrata. All’alba di una stagione di investimenti senza precedenti: le ruspe in azione al Pionta non si sono mai spente per tutta l’estate. Ma fino a quando?