Orti Redi, la villa che vide passare la storia

Da Francesco "segaligno e freddoloso" ad Anna Maria che Pio XI dichiarò santa nel 1934. L’importanza che vi ebbero le donne

Migration

Liletta

Fornasari

Dalla penna di Anna Bartolini e di Patrizia Fazi è uscito un ottimo lavoro di indagine e di studio sulla storia di Villa degli Orti Redi, fatta costruire dai Fossombroni, poi passata ai Nardi nel 1628, e poi ancora ai Redi nel 1659, e per finire all’Ordine delle Carmelitane Scalze. Scriveva Don Angelo Tafi che la villa, splendida, sulla sinistra di Via Francesco Redi. Costruita su tre piani, con un imponente portone recante in alto lo stemma Redi e con una torre, anch’essa a tre piani che la fiancheggia sul lato destro, oltre alla piccola cappella gentilizia, adiacente su quello destro, la villa in antico aveva anche un giardino pensile molto elegante, con siepi e aiuole di piante stagionali.

La cappella dedicata a San Jacopo in onore di San Giacomo di Compostela, santo protettore del primo proprietario, Jacopo Fossombroni, è stata affrescata da Teofilo Torri nel 1602 con Storie di San Francesco. Un secondo piccolo giardino si trova sul retro della villa. Questa breve descrizione è utile per immaginare l’ambiente nel quale hanno vissuto, conversato, bevuto cioccolata e passeggiato tantissimi personaggi illustri.

Ad aspetti e a figure particolari è dedicata la seconda parte del libro di Bartolini e Fazi, edito nel 2016 da Prometheus nell’ambito del Progetto “Villa degli Orti. Un giardino dimenticato” che dal 2013 al 2015 fu realizzato dalla Sezione Fidapa Arezzo, all’epoca con la presidenza di Monica Catinelli. Alla patrizia dimora era affezionatissimo anche Francesco Redi, personaggio di rilievo e celebrato per la grandezza del suo ingegno. Quando la villa passò ai Redi, toccò più volte a Francesco, , prestare denaro al padre Gregorio per consentirne il mantenimento. L’intenzione del celebre aretino, spesso coinvolto in prima persona nell’intraprendere lavori e ingrandimenti della dimora, era quella di crearsi un nido, dove ritirarsi in pace durante la vecchiaia. Francesco Redi teneva moltissimo alla villa, come ad altre dimore aretine, e proprio per questo, probabilmente non ha mai acquistato una un bene immobile a Firenze. Nonostante tuttavia l’attaccamento, Redi, troppo impegnato a corte in qualità di archiatra, non ha soggiornato in villa e la residenza della sua vecchiaia fu Firenze.

Molte furono invece le donne che abitarono la nobile residenza. Iniziamo con Caterina Redi, sorella del grande Francesco, divenuta suora con il nome di Maria Cecilia a soli 15i anni nel convento di Santa Caterina ad Arezzo. Anna Nardi, fatta sposare al fratello di Francesco, Giovan Battista Redi nel 1660, fu la cognata preferita dello scienziato e donna dotata di saggezza. Tra le stanze della villa il suo matrimonio, dovuto ad interessi di natura patrimoniale, ebbe momenti di affetto.

Diversa fu la situazione di Maria Chiara Gamurrini, sposa di Diego, anch’egli fratello di Francesco, ma uomo - scrivono le autrici - che . Un’altra importante figura femminile è Anna Maria Redi, figlia del Balì Ignazio Redi. Giovanissima, all’età di nove anni, ella scelse di sua spontanea volontà una vita ascetica presso le Carmelitane Scalze, prendendo il nome di Teresa Margherita e dichiarata santa da papa Pio XI nel 1934. Come si narra nel libro, la piccola Anna Maria, dopo avere trascorso un periodo di noviziato a Firenze, fece ritorno in Arezzo nella primavera del 1764 e-come scrivono le autrici-si immerse nella vita familiare. Fu questa l’occasione in cui ella comunicò a sua madre la decisione assoluta di entrare in convento, scelta che sebbene già attesa, provocò sgomento. Commovente è l’episodio della partenza in calesse dalla villa, poiché il distacco fu molto doloroso, mentre la vista .

Dopo alterne vicende dal 1820, anno dell’ultimo esponente del ramo del baliato, al 1942, il passaggio della villa alle Carmelitane Scalze del Carmelo di Firenze ha segnato una svolta. Il legame tra e suore e la dimora gentilizia era dovuto alla giovanissima santa Teresa Margherita, che in loco aveva trascorso la sua giovinezza. Interessante è il racconto che delle vicende che portarono all’acquisto fa Suor Teresa Margherita, prima priora che già dopo beatificazione della santa suddetta, avvenuta nel 1929, volle in Arezzo. L’acquisto fu formalizzato in data 2 maggio del 1941.Molti sono stati i lavori di restauro dal dopoguerra.