GLORIA PERUZZI
Cronaca

"Ora gli studi della Poti". L’epopea della Pictures: le storie di disabilità e il riscatto del cinema

Daniele Bonarini racconta l’escalation della casa ormai famosa in Italia. I premi, le nuove sale di registrazione, il brivido a San Pietro: i protagonisti.

"Ora gli studi della Poti". L’epopea della Pictures: le storie di disabilità e il riscatto del cinema

"Ora gli studi della Poti". L’epopea della Pictures: le storie di disabilità e il riscatto del cinema

"Se ripenso a quando scrivevo "Poti Pictures e Eagle Pictures" nei cortometraggi amatoriali che realizzavo, negli anni ’90 a Poti con i ragazzi dell’associazione il Cenacolo, oggi che abbiamo davvero girato l’ultimo corto con la Eagle, mi sembra un sogno!", dice Daniele Bonarini, regista e ideatore dell’unica casa di produzione cinematografica per persone con disabilità intellettive, la Poti Pictures.

Bonarini, aveva in mente già un progetto ambizioso?

"Non allora, quando con l’associazione, guidata da Padre Luigi Savi, che mi ha fatto appassionare al mondo del volontariato, mi inventavo plagi assurdi di film famosi, per far divertire i ragazzi, portarli fuori dagli istituti e stare tutti insieme".

Un hobby che le ha preso la mano...

"Ho sentito il bisogno di professionalizzarmi e di sviluppare l’idea del cinema come strumento di inclusione. Con il tempo, sono arrivate le prime vittorie ai festival, i Nastri d’Argento, l’inserimento nel circuito Bafta".

E, pure la validazione scientifica...

"Lavorare sulle emozioni con persone con disabilità non è uno scherzo, avevamo bisogno di capire se quello che chiedevamo ai ragazzi era uno sforzo adeguato".

Cosa dice l’Università di Siena?

"Le professoresse Alessandra Romano e Laura Occhini, hanno analizzato e validato il percorso formativo della Poti, finalizzato alla formazione di attori professionali attraverso un rovesciamento della normocentralità. Togliere le differenze tra attori disabili e attori normodotati è il risultato più grande che potevamo aspettarci. Decostruire le categorizzazioni è la ricaduta in termini di inclusione sostenibile".

Perchè proprio il cinema per fare inclusione?

"Il cinema ha questo potere. Quando un attore disabile suscita nel pubblico, le stesse emozioni di uno normodotato hai fatto inclusione".

Però è un settore che non fa sconti a nessuno.

"Nel cinema il trauma è all’ordine del giorno. Ma, dobbiamo aggirare l’ostacolo e cercare un obiettivo comune. Non posso fermarmi alle cose che i nostri attori non possono fare, devo andare oltre le resistenze sociali, culturali, familiari. Fondamentale, la presenza di Sara Borri, la nostra psicologa di set".

La cosa più difficile del suo lavoro?

"Sembra strano, ma è quella di farsi capire proprio dal mondo del sociale. Mi sono scontrato tante volte con artiterapeuti, con psicologi che ripetono il solito mantra che l’importante è il percorso, invece alla Poti l’importante è il risultato".

Un risultato importante?

"Un ragazzo che, all’inizio dell’Accademy, aveva paura del fallimento: nella vita gli hanno sempre detto che non capisce niente, che sbaglia tutto. Oggi era commosso perché, per la prima volta, si è sentito dire: bravo, sono orgoglioso di te".

Legarsi al territorio è stato importante?

"È stato fondamentale, come il supporto del Comune di Arezzo e di tante aziende che hanno scommesso sulla nostra professionalità e sui ragazzi, perchè sceglierli come volti di campagne istituzionali, al posto del bello di turno, è riabilitazione pura".

Cosa dovrebbero offrirti per farti cambiare lavoro?

"Non cambierei mai. Ho tanti di quei sogni grandi...".

Ad esempio?

"Realizzare i Poti Pictures Studio’s. Uno spazio bellissimo, una palestra di talenti, un polo gigantesco di cultura che coinvolga anche le scuole per fare una nuova narrazione tangibile della disabilità".

Intanto, a cosa state lavorando?

"Abbiamo le iscrizioni ancora aperte per la Poti Pictures Academy, stiamo per iniziare le riprese di un cortometraggio del corso appena finito e stiamo girando degli spot per il Comune".

Un momento memorabile?

"San Pietro tutta per noi per le riprese degli spot della campagna sulla disabilità del Vaticano".