Movida caos, locali fatti chiudere prima. Sindaco: "Pronto a bloccare tutto"

Ressa, accorrono polizia municipale e di stato. S.Francesco in sofferenza. Ghinelli: «L’alternativa? Tanti addetti per dividere la gente». Alle 23.45 l’invito ad anticipare lo stop

Folla a San Francesco

Folla a San Francesco

Arezzo, 25 maggio 2020 - «Dovete stare divisi»: uno dei cinque vigili di turno nella notte fende la folla di San Francesco. Sono da poco passare le 23 del sabato e la scena di venerdì si ripresenta pari pari, come fosse la replica di una fiction. I tavoli sono separati, i locali presidiati dagli steward, gli stessi camerieri via via invitano chi sposta le sedie a rimetterle a posto. Ma la movida sfugge di mano. Finché la gente è a sedere tutto o quasi fila liscio, quando si alza gli spazi si stringono a pertugi.

La movida è questo, forse incompatibile con la distanza sociale o forse no. Ma dopo mille tentativi di intervento alle 23.30 passate di concerto polizia locale e polizia di stato decidono di dire stop. Non chiudono fisicamente i locali ma passano di attività in attività a chiedere di anticipare la ritirata. Qualcuno neanche se ne accorge, avendo già dalle 23.30 bloccato la somministrazione e piazzato uno steward quasi di guardia al bancone.

Lo stile dei controlli resta quello deciso alla vigilia: non blitz, non raffica di multe. Anzi, non ne viene elevata neanche una. I locali di massima stanno nelle regole richieste, tra la gente dovresti farne mille. Mascherine calate, gruppi spontanei, gente gomito a gomito sui gradini di San Francesco, ancora meno distanziata delle vecchie statue-manichino di Icastica.

E sul sagrati bambini scatenati che si inseguono e giocano. Come dargli torto dopo quasi tre mesi di segregazione? Impossibile ma di fatto la distanza sociale si prende un lungo intervallo. Come venerdì, che anzi, ci confermano i gestori, era stato ancora più affollato.

E alla fine il personale di controllo si consulta coni vertici, in piazza arrivano sia il comandante della polizia municipale Aldo Poponcini che il capo di gabinetto della Questura Maurizio Liberatori. Naturalmente informati sia il Questore che il sindaco Alessandro Ghinelli. «Certo – conferma – ho dato l’ok a questa decisione e dico fin da ora che la situazione non può andare avanti così».

Lo aveva anticipato alla vigilia, chiedendo di passare alle multe e ipotizzando nuovi giri di vite. Che ora diventano decisamente probabili. «La chiusura l’ha decisa il sindaco di Perugia, in un situazione migliore della nostra: sono pronto a fare lo stesso».

Il collega umbro ha stoppato gli esercizi pubblici alle 21 dal venerdì alla domenica, con l’eccezione dei ristoranti. E lì nella bagarre son finite anche gelaterie, pizze al taglio, paninoteche. Per ora Ghineli non dice una parola definitiva. «Incontrerò i gestori, l’unica alternativa è che prendano personale sufficiente a garantire distanze reali e mascherine al loro posto».

Un pertugio, sia pur stretto come una feritoia. «Quando la gente si alza è la bagarre, è successo venerdì e si è ripetuto sabato». Una bagarre che non finisce in San Francesco. Anche nei momenti caldi altre zone soffrono: dal Corso a via Cavour, a Sant’Agostino e perfino alla Badia. Il «fuori tutti» in San Francesco tra l’altro costringe i controlli ad allargarsi ovunque, «inseguendo» fino alle 3 il popolo della notte.

Orfano della sua piazza preferita ma non della voglia di «santificare» la ritrovata movida. Forse senza immaginare che sia ad un passo dall’essere perduta di nuovo. Nei prossimi giorni gli incontri anche con la Confcommercio, che aveva mediato la soluzione dei controlli e la chiusura a mezzanotte.

I locali sbarrano il «bar» anche prima ma la gente resta in piazza a lungo, i crocchi si moltiplicano, i gruppi quando escono escono insieme per spostarsi in altri angoli del centro. In terra i resti di una mascherina: il laccio è strappato, ormai incapace di difendere chiunque. Perfino chi avesse la tentazione impensabile di indossarla.